L’anno inizia con la tragica morte di Antonio Salerno, schiantatosi mentre faceva consegne in motorino per lavoro. Antonio è una vecchia conoscenza, un compagno di Acrobax e proprio lì si tiene il suo commovente funerale. E’ un momento forte in cui il movimento si stringe e si abbraccia teneramente. Ricorderemo sempre le parole e gli omaggi di vecchie e nuovi compagni e le trepidanti note di “Strade di Stalingrado”.
Andiamo avanti con il lavoro antirazzista: attacchinaggi, volantinaggi nei mercati e appuntamenti NO CPT, traduzione e diffusione della rivista di “Abolire le frontiere dal basso” (pubblichiamo in tutto sette numeri) con relative iniziative di sostegno.
La trattoria vegetariana “Eat the Rich” con il suo dopocena acustico si ripeterà svariate domeniche nel corso dell’anno mentre tra marzo e aprile si realizzano (insolitamente, visto i problemi con i vicini, che da sempre ci rinfacciano il casino dei primi anni di occupazione quando facevamo un concerto a setttimana) tre feste techno nella sala concerti, con l’idea di alzare i soldi per insonorizzarla decentemente. Non raggiungeremo la cifra desiderata e daremo solo una sistemata alla stanza in questione. Faremo anche altre cene per il nostro caro detenuto che, finalmente, in estate uscirà.
L’11 marzo a Milano un corteo antifascista cerca di impedire un raduno del Fiamma. Scontri, fiamme e botte in pieno centro, la repressione è pesante e il saldo è di 45 fermati e, successivamente, di 18 arrestati, di cui 15 accusati di devastazione e saccheggio. Alcuni di noi andranno a Milano per le iniziative di solidarietà successive.
Ad aprile va in Palestina la seconda carovana di Sport Sotto l’Assedio al cui progetto aderiranno col tempo un numero sempre più ampio di occupanti del sesto.
Tra aprile e maggio sgomberano e demoliscono l’11° ponte. Va in scena lo spettacolo da tanto annunciato. Presenti i politici di tutti gli schieramenti che rivendicavano la primigenia dell’iniziativa e la loro vittoria. Questi locali invece di finire sgretolati avrebbero potuto essere, come è successo per la nostra esperienza al 6° ponte del Laurentino, trasformati in uno spazio sociale o in tanti altri esperimenti d’utilità collettiva. Si è però preferita la scorciatoia dell’abbattimento e della costruzione di altrettanta cubatura di cemento da svilupparsi nella stessa zona, chissà quando e chissà dove e nella quale non ci sarà molto di “sociale”, se non nelle interviste dei politici. Un mediatico e propagandistico spreco di soldi.
Sui giornali si parlerà anche di un aggressione al candidato sindaco Gianni Alemanno, di AN, ad opera dell’ultrasinistra e degli autonomi del quartiere. In realtà è stata la gente stessa dei ponti a respingere la presenza del politico razzista che ha solo approfittato di qualche sputo preso per i suoi giochi da campagna elettorale.
I primi di giugno di nuovo una due giorni per la palestra, una serata da noi e l’altra a ZK, con il gruppo di Autodifesa Femminile “Donna FiloMena” organizzano una due giorni che creerà discussione e fermento nell’ambiente femminista romano per la scelta di quest’ultima di aprire il proprio spazio per una giornata di stage misto (maschi e femmine). Per l’occasione si scrive anche un opuscolo “Violenza di genere e autodifesa”. Opuscolo che nasce anche con lo scopo di offrire l’oppurtunità per tutte di riprodurre l’esperienza e che la racconta. Oltre allo stage misto terremo un dibattito, a mo’ di workshop, molto partecipato e coinvolgente sulla violenza di genere. Non sarà, infatti, la classica assemblea ma ci si divide in gruppi misti con un interscambio di
domande e risposte sul tema.
Nell’estate cominceranno grandi lavori di ristrutturazione della palestra con la costruzione di docce e spogliatoi. Per mandare avanti il progetto, anche quando tutto sembra non andare per il verso giusto, c’è la forza della volontà del collettivo; così spesso c’è solo da rimboccarsi le maniche, mettere i soldi di tasca propria ed andare avanti, evitando così di fermare i progetti a causa di imprevisti e bastoni fra le ruote.
Il 12 giugno i fascisti di Fiamma Tricolore/Casa Pound occupano i locali sotto un cavalcavia all’incrocio fra via Tintoretto e via Laurentina. Chiamano il covo “Mafarka”. All’alba del 14 giugno già non esiste questo obbrobrio, gli antifascisti di zona hanno provveduto a restituire alla città i locali e a cacciare la presenza dei nazi da questa zona di Roma. Un po’ dopo facciamo pure un giretto al 5° ponte a imbiancare per bene quello che era rimasto di uno scarabocchio di celtica dipinta anni fa su una terrazza e mandiamo alle stampe, con la rete antifascista territoriale, un bel manifesto a colori: “Abbiamo gli occhi ben aperti”.
A giugno, inoltre, alcuni di noi vanno a Dresda (Germania) per l’iniziativa Lotto aL38, approfittando dell’occasione per organizzare una storia fotografica / mostra del nostro posto.
Una mattina poi ci svegliamo con gli operai dell’ATER ad imbiancare (meglio ingrigire) il sesto ponte, con noi dentro. Sarebbe la famosa ristrutturazione per anni declamata e annunciata dall’istituzione. Cancelleranno le pareti giallorosse, i graffiti dei primi anni novanta delle 00199 e un bel murale stile Edika dell’86, che tanto distingueva il nostro ponte dagli altri. I lavori commissionati sono stati giudicati da tutto il quartiere come senza criterio, si rifanno i controsoffitti, ma non i tetti, e questi infatti qualche mese dopo sono caduti di nuovo giù, insomma viene data una bella imbiancata all’esterno ma nessun lavoro strutturale, da parte nostra diamo ampia collaborazione agli operai che debbono fare questo lavoro e anche loro ci aiutano dato che nel mentre lavoravamo alla costruzione degli spogliatoi della palestra. Finiti i lavori il nostro ponte è cambiato dal grigio cemento brutalista dell’opera originaria si è passati ad una combinazione grigio chiaro /azzurro carta da zucchero
Il 27 agosto a Focene un braccio con una celtica tatuata sopra affonda 8 colpi mortali su Renato Biagetti, un ragazzo di 26 anni con cui alcuni di noi hanno condiviso la vita nei centri sociali e nelle palestre popolari, l’amore per la musica e l’impegno attivo nei percorsi di solidarietà. Nell’aggressione, compiuta da due giovani del posto, uno figlio di un carabiniere, rimangono feriti anche un amico e la sua ragazza. E’ un momento drammatico, un altro funerale commosso e sgomento ad Acrobax, il posto dove spesso potevi incontrare Renato.
L’aria in città si fa tesa, appaiono scritte fasciste odiose come: “Acrobax meno uno” ed è difficile non cadere nella trappola dello scontro totale con questi vermi. Il 23 settembre sfileremo massicciamente a Fiumicino, porteremo e distribuiremo anche un volantino che realizziamo per l’occasione.
I primi d’ottobre organizzeremo, insieme a Pirateria e tanti/e altri/e compagni/e antiautoritari/e, un Rave Illegale Antifascista, in memoria di Renato, nel cuore di Roma, a ridosso del Tevere, zona ostiense. Notte intensa di 2000 persone, forse più, striscioni ovunque, performance, video e all’alba fuori. Al di là delle forti emozioni soggettive, resterà il ricordo di una (vecchia) TAZ, una zona temporaneamente autonoma, con quei contenuti, quella forza e quei valori che sono andati spesso persi nei rave degli ultimi anni.
A fine ottobre, pochi giorni prima della demolizione del decimo ponte, organizziamo, sempre insieme agli artisti tedeschi Eva Hertzsch ed Adam Page la terza iniziativa di Lotto aL38 che negli anni precedenti ci aveva visto partecipare ad una performance tra la nostra periferia del Laurentino ed il lusso borghese di Villa Massino (Accademia Tedesca) fino a proporre la nostra esperienza agli abitanti di Prohlis una periferia di Dresda (ex-DDR) molto simile architettonicamente al Laurentino38. “Scegliamo di fare una grande iniziativa in piazza, fuori da L38 Squat, dentro il quartiere, una serata con concerti ma anche con mostre che raccontano la nostra storia, stand e insomma rusciamo a portare in strada la nostra esperienza e la nostra storia ed un grande concerto. “Nella realizzazione dell’iniziativa dobbiamo confrontarci/scontrarci con la richiesta del suolo pubblico, perizie e certificazioni burocratiche di ogni tipo alle quali però contrapponiamo DIY a piene mani. La solidarietà degli spazi autogestiti e squat a noi vicini e la nostra rete di solidarietà ci permettono di mettere in piedi la serata con luci, palco, amplificazione, gruppo elettrogeno, furgone con installazioni e tutto ciò che è servito senza far circolare denaro per comprare, noleggiare ecc. Una giornata per noi importante dove un piazzale solitamente deserto inizia dal mattino a vedere l’opera di costruzione del palco, dei bar, degli stand, delle installazioni delle mostre poi pian piano vede arrivare e brulicare la gente del quartiere e del movimento fino a riempirsi ed animarsi al calare della sera durante i concerti e poi velocemente a mezzanotte tutto viene smontato e portato via. Ripulito il piazzale torna parcheggio deserto ma evoca quello che potrebbe essere la piazza multimediale di cui da anni si dice dovrebbe essere realizzata in quel luogo e che senza spendere milioni di euro ma con la nostra energia, tanta, realizziamo in una sola giornata.
A novembre la gestione infrasettimale del bar, finora in mano al gruppo f-hacklab, viene smezzata con l’infoshop, che propone a sua volta una serie di iniziative a tema con pubblicazioni e video inerenti. A dicembre si parlerà: contro la minaccia di sgombero dello Squat Ungdomshuset di Copenaghen (che poi avverrà a marzo 2007); su la prigione/base di Guantanamo; sulla rivolta e la Comune di Oaxaca in Messico. L’anno 2006, infine, è anche l’esodo di un po’ di gente dal posto. Non pochi/e attivisti/e lasciano lo squat per andare a vivere o lavorare per gran parte dell’anno, altrove, in altri paesi, come Palestina, Messico, Nuova Zelanda, Germania, Olanda o per i sette mari, ma che mantengono comunque sempre un legame stretto con la struttura… quando tornano stanno qua e grazie a internet si rimane sempre in contatto e aggiornati su quel che succede da noi e da loro, insomma le rete di agenti della nostra organizzazione sparsa per il pianeta continua ad ingrandirsi. Anche nell’anno successivo un paio di vecchi occupanti lasciano la struttura mentre forze nuove affluiscono e come spesso succede, dopo un primo periodo di riflessione e ricompattamento interno, si riparte con maggiore energia con una nuova serie di iniziative e di sperimentazioni dentro al posto e sul territorio che fanno arrivare il sesto ponte ai 18 anni di occupazione ancora in grande condizione.