L38Squat è sotto sgombero – Qualche chiarimento e un appello

englishespanol

Agli/alle abitanti del Laurentino 38
Alle persone che abbiamo conosciuto nelle lotte
A chi è venutx da tutto il mondo ad incontrarci

L38Squat è sotto sgombero
Qualche chiarimento e un appello

In questi giorni i vigili urbani sono alla ricerca del Sig. Responsabile del centro sociale, noto personaggio che da 33 anni occupa il sesto ponte del Laurentino 38, si prende cura della struttura abbandonata da ATER facendo continue manutenzioni, si aggira per il quartiere e per la città costruendo relazioni solidali e solo soletto organizza iniziative nello squat.

Il IX municipio, che si dice all’oscuro di qualsiasi cosa avviene in quartiere ai danni di chi ci abita, manda in giro i propri postini a burocratizzare la procedura di sgombero per conto di ATER e Regione.
Abbiamo visto con i nostri occhi quanto accaduto a specchio al V ponte e sappiamo che solo grazie alla tenacia del comitato degli occupanti, che ha monitorato e denunciato le gravi responsabilità delle istituzioni, si è evitato il peggio. Il cantiere, da cui il municipio ricava 330mila euro annui per l’occupazione di suolo pubblico, è un ricettacolo di irregolarità: dagli operai a lavoro senza protezioni che venivano usati come buttafuori di famiglie occupanti armati di spranghe, allo smaltimento del ferro appaltato a famiglie che lo fanno nell’extralegalità, dal pericolo crolli con persone costrette a vivere tra le macerie e le perdite d’acqua, all’incendio di pochi giorni fa tra bombole del gas, materiali da cantiere e mobilio abbandonati dalla ditta.

Il risultato di un progetto di riqualificazione imposto per far girare i soldi nelle tasche dei soliti è che alcune famiglie sono in alloggi provvisori, con contratti in scadenza e multe da pagare, e altre hanno dovuto occupare alloggi e serrande o venire ad abitare con noi nel VI ponte con figli e animali perché noi non lasciamo nessunx per strada.

Ora però chiariamo un paio di cose alla controparte.
Da sempre ci battiamo per far ottenere una vera e propria casa a chi ne ha bisogno. La partita non è chiusa, vogliamo che saltino subito fuori le case per chi avete buttato per strada.
L38Squat non ha padroni e non ci chiamiamo “famiglia”. Abbiamo costruito relazioni impensabili per qualsiasi uomo di potere o semplice burocrate, qui non troverete mai un Sig. Responsabile, qui non abbiamo capi famiglia, qui non ci sono nuclei né categorie, qui non ha dimora tutto quello che ci fa schifo della società atomizzata e violenta che avete costruito lì fuori.
Avete abbandonato la cubatura dell’intero ponte 33 anni fa, con il nostro tempo e i nostri sforzi diamo spazio ai desideri di tuttx e non vi abbiamo mai chiesto nulla. Non ve dovete accolla’, rispondete piuttosto alle richieste che vi arrivano da altri quartieri popolari dove avete lasciato i cantieri abbandonati, con palazzine intere da ricostruire.

Siamo orgogliosx di essere sotto attacco. Con un genocidio in corso della popolazione palestinese, con le guerre che continuate ad armare, con la violenza della polizia nei confronti di giovani che abitano nelle periferie o che lottano nelle scuole, con una società continuamente sollecitata a praticare sopraffazione e brutalità, con i continui omicidi di stato nelle galere e nei centri di espulsione, siamo felici di essere dalla parte opposta a voi. Sarebbe stato peggio vivere in pace, sentirci comodi tra le vostre infamie.

Facciamo appello ai collettivi studenteschi che frequentano lo squat, alle persone del quartiere, alle realtà femministe e transfemministe con cui siamo cresciutx, ai compagni e alle compagne con cui ci organizziamo da sempre e a chi è sparsx nel mondo ad aggiungersi alla ciurma.
Venite con proposte e spirito alto a frequentare l’occupazione e a viverci ogni giorno.

L38Squat
33 anni di autogestione
33 anni di occupazione
33 anni senza stato

torna su^


English version below

To the inhabitants of Laurentino38
To the people we met in the struggles
To those who have come from all over the world to meet us

L38Squat is under eviction
Some clarifications and an appeal

These days the traffic police are looking for Mr. Manager of the social centre, a well-known figure who has occupied the sixth bridge of Laurentino 38 for 33 years, takes care of the structure abandoned by ATER (Territorial Company for Residential Contructions), by carrying out continuous maintenance, wanders around the neighborhood and the city, builds supportive relationships and alone organizes initiatives in the squat.
The IX municipality, which claims to be unaware of anything that happens in the neighborhood to the detriment of those who live there, sends its postmen around to bureaucratize the eviction procedure on behalf of ATER and the Region.

We saw with our own eyes what happened on the fifth bridge and we know that only thanks to the tenacity of the occupiers’ committee, which monitored and denounced the serious responsibilities of the institutions, the worst was avoided. The construction site, from which the municipality earns 330.000 euros per year for the occupation of public land, is a repository of irregularities: from workers working in absence of any safety and protection, who previously have been recruited as bouncers of occupying families armed with bars, to the disposal of iron contracted to families who do it extralegally, from the danger of collapses, people are forced to live among the rubble and water leaks, to the fire a few days ago among gas cylinders, construction materials and furniture abandoned by the company.

The result of a redevelopment project imposed to make money flow into the pockets of the usual people, is that some families are in temporary accommodation, with expiring contracts and fines to pay, and others have had to occupy accommodation and shutters or come to live with us in the VI bridge (L38Squat) with their children and animals…
because we don’t leave anyone on the street.

Now, however, let’s clarify a couple of things for the counterpart
We have always fought to ensure that those in need get a real home. The game is not over, we want the houses to be available immediately for those you have thrown onto the street.
L38Squat has no masters and we don’t call ourselves “family”. We have built relationships unthinkable for any man of power or simple bureaucrat, here you will never find a “Mr. or Mrs Responsible”, here we have no heads of families, here there are any deployment or categories; here, you will not find anything that disgusts us about the violente and atomized society you have built out there.

You abandoned the cubic capacity of the entire bridge 33 years ago, with our time and efforts we give space to everyone’s wishes and we have never asked you for anything. You don’t have to take on the burden, rather respond to the requests that come to you from other working-class neighborhoods where you have left abandoned construction sites, with entire buildings to be rebuilt again.

We are proud to be under attack. With an ongoing genocide of the Palestinian population, with the wars that you continue to arm, with police violence against young people who live in the suburbs or who fight in schools, with a society continually urged to practice oppression and brutality, with the continuous state murders in prisons and deportation centers, we are happy to be on the opposite side of you. It would have been worse to live in peace, to feel comfortable among your infamies.

We appeal to the student collectives who frequent the squat, to the people in the neighborhood, to the feminist and transfeminist realities we grew up with, to the comrades we have always joined and to those who are scattered in the world, to join the crew.
Come with proposals and high spirit to join the squat and live there every day.

L38Squat
33 years of self-management
33 years of occupation
33 years without state

torna su^


Versión en español a seguir

A los habitantes de nuestro barrio Laurentino38
A las personas que encontramos en las luchas
A lxs que vinieron de todo el mundo a nuestra okupa L38Squat

L38Squat está en bajo amenaza de desalojo
Algunas aclaraciones y un llamamiento

En estos días la policía municipal está buscando al Sr. Responsable del centro social, al parecer un personaje conocido que lleva 33 años ocupando el 6º Puente del barrio Laurentino 38, que cuida de la estructura abandonada por ATER (instituto estatal para la vivienda popular) haciendo un mantenimiento continuo, deambula por el barrio y la ciudad construyendo relaciones solidarias y organiza en solitario iniciativas en la okupación.

El Municipio IX (es decir la jurisdicción local del Ayuntamiento de Roma), que dice no estar al tanto de lo que ocurre en el barrio en perjuicio de los que allí vivimos, envía a sus carteros a burocratizar el procedimiento de desalojo en nombre de ATER y de la Región.

Vimos con nuestros propios ojos lo que ocurrió en el 5º Puente, recién desalojado, y sabemos que sólo gracias a la terquedad de la Comisión de Ocupantes, que vigiló y denunció las graves responsabilidades de las instituciones, se evitó lo peor. La obra, gracias a la cual el ayuntamiento ingresa 330,000 euros al año por el uso de suelo, es un receptáculo de irregularidades: por ejemplo los obreros que trabajan sin protección alguna y que fueron utilizados como mercenarios armados de barras para desalojar a las familias ocupantes; la eliminación de los escombros sub-contratando a familias que lo hacen al margen de la ley, con el peligro de derrumbe con personas obligadas a vivir entre los escombros y las filtraciones de agua; en fin el incendio de hace unos días entre tanques de gas, materiales de construcción y muebles abandonados por la empresa, con altísimo riesgo de una tragedia.

El resultado de un proyecto de re-urbanización impuesto desde arriba para poner dinero en los bolsillos de los de siempre es que varias familias están en alojamientos temporales, con contratos que expiran y multas que pagar, y otras han tenido que ocupar viviendas y locales o venirse a vivir con nosotrxs al 6º Puente con sus hijos y mascotas porque nosotrxs no dejamos a nadie en la calle.

Sin embargo, aclaremos ahora un par de cosas para la otra parte.

Siempre hemos luchado para que los necesitados tengan un verdadero hogar. La lucha no ha terminado, exigimos que entreguen ahora las viviendas para los que ustedes mismos han echado a la calle.

En cambio L38Squat no tiene propietarios y no nos llamamos “familia”. Hemos construido relaciones impensables para cualquier hombre de poder o simple burócrata, aquí nunca encontrarán un Sr. Responsable, aquí no tenemos “jefes de familia”, aquí no hay núcleos familiares por censar, ni categorías, aquí no hay lugar para todo lo que nos enferma de la sociedad atomizada y violenta que ustedes han construido allí fuera.

Hace 33 años que ustedes abandonaron toda la estructura del 6º Puente, con nuestro tiempo y esfuerzo hemos dado cabida a los deseos y sueños de todxs y nunca les hemos pedido nada. No tienen nada que hacer acá, más bien respondan a las peticiones que les llegan de otros barrios obreros que también han dejado abandonados, con edificios enteros por remodelar.

Estamos orgullosos de estar bajo el ataque de ustedes. Con el genocidio continuo de la población palestina, con las guerras que ustedes siguen armando, con la violencia policial contra lxs jóvenes que viven en los suburbios o lxs luchan en las escuelas, con una sociedad continuamente instada a practicar la opresión y la brutalidad, con los constantes asesinatos del Estado en las cárceles y los centros de deportación, nos alegramos de estar en el lado opuesto al de ustedes. Habría sido peor vivir en paz, sentirnos cómodos en medio de su infamia.

Hacemos un llamado a los colectivos estudiantiles que frecuentan la okupa, a la gente del barrio, a las realidades feministas y transfeministas con las que crecimos, a las compañeras con las que siempre nos hemos organizado y a las amigxs nómadas del mundo para que se sumen a esta lucha.

Vengan con propuestas y ánimo fuerte para estar en la okupa y vivirla activamente cada día.

L38Squat
33 años de autogestión
33 años de okupación
33 años sin Estado

torna su^

Terminati i lavori nel cortile del sesto ponte

Terminati i lavori nel cortile del sesto ponte

Due pomeriggi di musica e birrette ci hanno permesso di sistemare il cortile in diversi punti, in compagnia di amicx e compagnx che sono venuti a trovarci per passare un po’ di tempo insieme.

Si tratta della normalità,  di come ci prendiamo cura degli spazi da decenni,  di come abbiamo sempre spiegato a chi abita con noi il sesto ponte che non vogliamo alcuna delega, vogliamo farlo insieme e siamo sempre disponibili.

Perché lo raccontiamo?
Perché i politici odiano i poveri e fomentano solo retate, sgomberi e progetti di speculazione. Azioni che non lasciano niente al quartiere.
Ne è dimostrazione lo sgombero avvenuto giovedì al V ponte: nessun cantiere in funzione, 3 donne con figli e animali sbattute in strada,  2 donne lasciate tra le macerie. Tutta questa fretta di fare un’operazione muscolare al Laurentino 38 è il frutto marcio della politica che mette le nostre vite nelle mani della Procura, prospettando solo polizia e sofferenza.

Andiamo avanti uniti e unite, non devono schiacciare le nostre vite.

10 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE A ROMA – DALL’UNGHERIA ALLA PALESTINA: FREE THEM ALL

10 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE A ROMA, ore 14 Piazza Sassari:

DALL’UNGHERIA ALLA
PALESTINA: FREE THEM ALL

I mesi di gennaio e febbraio sono mesi densi di commemorazioni di Stato le cui narrazioni vengono plasmate, rielaborate e strumentalizzate a seconda degli interessi che il potere intende perseguire: così la Giornata della Memoria diventa un’occasione per attaccare la solidarietà alla resistenza palestinese e il ricordo delle foibe un’ulteriore occasione per dare agibilità e legittimazione ai fascisti.

Siamo gli/le stess* che sono stat* l’anno scorso al fianco di Alfredo Cospito, attraversando strade e piazze di questa città, durante i suoi lunghi mesi di sciopero della fame contro il regime carcerario del 41bis e la pena dell’ergastolo ostativo.
Situazione attuale che, ricordiamo, vede ancora Alfredo al 41bis.
Siamo contro alla finta pace che impongono al proprio interno questi Stati assassini e guerrafondai, che altro non è che la guerra a tutte le possibili forme di dissenso o ribellione.
In questi tempi lo Stato ha la necessità di serrare i ranghi: non ci devono essere defezioni né contrasti alle scelte intraprese dai governi. E il consenso quando non lo si ottiene con le buone bisogna ottenerlo con le cattive.

A ciò facciamo risalire la fetida ventata di fascismo, vecchio e nuovo, che si abbatte su questa parte di mondo e non solo, e contro la quale, come sempre, ci mobilitiamo.

-Siamo dalla parte degli antifascisti e delle antifasciste che tra il 9 e l’11 febbraio dell’anno scorso hanno provato a interrompere la liturgia commemorativa del “Giorno dell’Onore” a Budapest.

A fianco a Ilaria, Maja, Tobias, Gabriele e altr* compagn*, e contro il pugno duro della repressione che oggi si abbatte su di loro, e quindi su tuttx noi.
Nell’ambito di una sempre più fitta collaborazione tra Stati e polizie europee, il tentativo degli inquirenti è quello di collegare le azioni avvenute in Ungheria ad un ben più ampio procedimento aperto in Germania a partire dal 2018: la cosiddetta inchiesta “AntifaOst” che vede imputati numerosi compagni e compagne tedesche accusate di aggressioni ai danni di esponenti di spicco del mondo neonazista tedesco.

Ci teniamo a porre l’attenzione sui compagni e compagne coinvolte nell’operazione appena descritta e in particolare su Gabriele, il quale ha l’udienza per l’estradizione il 13 febbraio.

-Siamo coloro che della storia non dimenticano l’orrore dei lager, al cui interno furono massacrati e umiliati ebrei, persone di origine Rom, omosessuali, dissidenti politici e persone affette da sofferenza psichica, ma anche coloro che da sempre sono al fianco della lotta di liberazione palestinese contro lo stato sionista di Israele, intrinsecamente colonizzatore e razzista.

Quello che accade in Palestina comincia qui con la cooperazione bellica dell’esercito e gli affari di Leonardo, con i saccheggi di Eni nel mediterraneo e con la repressione di chiunque si esprima contro il genocidio in corso.

Caso esemplare, la situazione di Seif, per il quale vorrebbero togliere lo stato di rifugiato politico solamente per aver espresso sulla propria pagina Instagram un post in solidarietà con la resistenza palestinese.

-Siamo gli/le stess* che sono a fianco delle lotte delle persone immigrate che abitano i nostri quartieri e/o che lavorano nelle campagne, delle persone in carcere, di chi è sfruttat*, esclus* e post* sempre più ai margini di questa società, destinata ad un futuro in cui una larghissima parte della popolazione verrà ritenuta e trattata come merce in eccedenza.

-Siamo a fianco di Juan, il quale è stato dichiarato, il 26 gennaio u.s. dalla Corte di Cassazione, definitivamente responsabile di un’azione esplosiva, alla sede della Lega di Villorba (TV) con una sentenza a 14 anni di pena. L’iniziale capo d’imputazione era quello di strage nonostante non ci fosse stata nessuna persona lesa ma poi, nel corso del processo, il pubblico ministero ha derubricato il capo di imputazione con “attentato con aggravante di terrorismo”, chiedendo però la condanna esemplare a 28 anni, scesa a 14 nel grado di appello.

Questo processo è iniziato con un’accusa di strage politica, cioè lo stesso capo d’imputazione per cui sono stati condannati il compagno Alfredo Cospito e la compagna Anna Beniamino.
Quella stessa Lega che per anni ha alimentato l’odio populista nei confronti delle persone immigrate.

Decreti su decreti, proposti e attuati dagli esaltati livorosi razzisti esponenti di quel partito, e non solo, volti a reprimere l’immigrazione e tutte le lotte. Ricordando inoltre che il suo leader Salvini, attuale Ministro delle Infrastrutture, ha chiamato una manifestazione a Milano in solidarietà ad
Israele, il 5 novembre dello scorso anno, al grido di “Fascista chi è contro Israele”.

Questo 10 febbraio vogliamo porci dalla parte di chi lotta, di chi non ci sta, di chi non vuole stare a guardare o, peggio, voltare altrove lo sguardo, rassegnat* e inerme di fronte all’orrore quotidiano di cui è pregna questa fase storica.

Dalla parte di chi, giorno dopo giorno, sabota, inceppa, rallenta o resiste alle barbarie del presente.

Ci vediamo sabato 10 Febbraio alle ore 14 a Piazza Sassari, nei pressi dell’ambasciata ungherese, per raggiungere insieme il corteo della Palestina.

Assemblea di solidarietà e lotta

Il giorno dopo è un giorno ancora senza case per tutte e tutti

Il giorno dopo è un giorno ancora senza case per tutte e tutti

Mentre la popolazione del quartiere è impegnata a sostenere materialmente e umanamente chi da ieri è senza casa e a cercare di capire come andare avanti nelle battaglie per ottenere un tetto per tutte, arrivano le dichiarazioni dei partiti politici che governano il quartiere.

Non si tratta di mani tese, di tristezza per l’accaduto,  di sgomento per l’epilogo. Si tratta di dichiarazioni che RomaToday ha richiesto per “condannare in maniera unanime” ciò che Alberto Voci ha scelto di inventare.

Il quotidiano online parla di un’aggressione ai danni del signor Voci e di tutta la famiglia, grida nel suo condominio con portone danneggiato,  da attribuire a chi ieri manifestava davanti al municipio,  ovvero a noi di L38Squat e di tutte le persone sopraggiunte dal resto della città.

Tutto il quartiere è cosciente che l’VIII ponte è un caso particolare di cura del territorio: illuminazioni, parchetto giochi, pulizia costante e una casa che svetta perché ha due piani con un attico – ricavato da spazi condominiali venduti da Ater – eternamente illuminato. Un caso unico al Laurentino 38.

Ogni volta che nel quartiere arrivano architetti, documentaristi, reporter e ricercatori che vogliono raccontare il quartiere, passeggiamo dal I all’VIII ponte e chiunque resta a bocca aperta dal contrasto di immagini tra l’abbandono e qualcosa che si può chiamare condominio funzionante e abitabile.

Abbiamo sempre rivendicato apertamente ciò che pensiamo e ciò che facciamo e, per il bene della collettività che ama il quartiere, vogliamo essere ulteriormente chiari questa volta:

– Sì,  Alberto Voci ha chiuso le porte in faccia a chi abita in quartiere e chiedeva collaborazione “da parte di uno di noi” per evitare che qualcuno finisse per strada a causa del progetto di rigenerazione,  riqualificazione o come preferiscono chiamarla. Sì, più volte ha annunciato informalmente lo sgombero del nostro spazio occupato. Sì, crediamo che sia ingiusto favorire qualcuno e ignorare altri. Sì, sappiamo che la politica è così e per questo ne restiamo alla larga.

– Ieri sera, dopo le porte chiuse da parte del municipio,  tante persone hanno passeggiato in quartiere, sono arrivate all’VIII ponte e hanno visto con i propri occhi quello che si racconta da tempo. Tra risate e scherzi nessuna famiglia è stata insultata, né aggredita, si è detto ai vicini di casa che ridevano in finestra che erano state buttate in strada delle persone del V ponte e che le responsabilità politiche erano anche di chi abitava lì, col bel terrazzo illuminato, ovvero di chi spinge per il progetto di sgombero dagli uffici della regione pur essendo una persona del quartiere, uno che stava nelle assemblee e che si è sistemato facendo politica.

Nessun portone è stato rotto e nessuna incursione o minaccia è stata fatta nel condominio,  abitato da persone che ridevano e simpatizzavano. Purtroppo per chi inventa cazzate c’è anche un video col portone lindo e pinto, registrato il minuto dopo la pubblicazione dell’articolo di RomaToday.

– Il quartiere è pieno di persone che si attivano e ragionano con la propria testa.

Pur non conoscendo le ragioni apprezziamo che, il giorno dopo uno sgombero che ha lasciato le persone in strada, sia stato annullato un evento che vedeva la partecipazione della presidente municipale e che per un giorno chi governa il quartiere non può dar fiato alla bocca e farsi i selfie.

– Le menzogne che abbiamo letto oggi e la retata di ieri nel nostro cortile sono la ciliegina sulla torta, il clima perfetto che vuole portare al nostro sgombero e a dimenticare chi da ieri vive senza un tetto.

Dallo sgombero di ieri mattina c’è un impegno serio di cui farsi carico e vi chiediamo di esserci: non dobbiamo lasciare sole le donne buttate in strada.

Sappiamo che i problemi della vita ci fanno sentire molto spesso sole, con poche energie da mettere in campo e tanta sfiducia ma nel nostro piccolo ci stiamo provando a vivere meglio insieme e a respingere i soprusi.

Giorno per giorno faremo un quartiere migliore, la solidarietà c’è, siamo già a un buon punto.

È il nostro cortile, non una caserma

È il nostro cortile, non una caserma

Al sesto ponte il controllo costante della polizia in questi giorni ha assunto proporzioni grottesche.

Che effetti positivi potrebbe vantare la militarizzazione totale con incursioni di 40/50 guardie se viviamo già un quotidiano viavai di volanti, perquisizioni corporali e interrogatori informali di guardie in borghese?

Ogni giorno un teatro.
Ogni giorno sotto gli occhi di tutti.
Cosa vogliono insegnare?

Lo squat è occupato da 33 anni e non ha padroni. I signori di Ater si devono mettere l’anima in pace, la cubatura del sesto ponte non è la loro. L’hanno abbandonata e resta in vita da decenni solo grazie all’autogestione: il sesto ponte non sarà l’ennesimo fallimento delle politiche abitative dello stato.

Sguinzagliare decine di poliziotti, creare un clima di guerra e paura che impedisce di affrontare i profondi problemi tra chi abita in quartiere, trasformare il nostro cortile nel piazzale di una caserma ha il solo scopo di creare il deserto.

Non accetteremo in silenzio le continue provocazioni e le minacce.  L’abbiamo già dimostrato: se il Laurentino chiama, la città risponde.
Questo clima soffocante deve finire.

Domenica 17 Dicembre – Aperitivo a sostegno di Radio Onda Rossa e presentazione della nuova Scarceranda 2024

Domenica 17 dicembre ore 18.00

Aperitivo a sostegno di Radio Onda Rossa e presentazione della nuova Scarceranda 2024:

chiacchierata partendo dal contributo “Attraverso il tempo: spunti sulla repressione sessuale nelle carceri italiane”

L38SQUAT
sesto ponte del quartiere Laurentino 38
via Domenico Giuliotti 8x

ANCORA PIÙ FORTE: NON CHIEDIAMO IL PERMESSO PER VIVERE LIBERX

ANCORA PIÙ FORTE:
NON CHIEDIAMO IL PERMESSO PER VIVERE LIBERX

È passato qualche giorno dalla street parade al Laurentino 38 e questo tempo ci è tornato utile per raccogliere il riscontro dal quartiere e partecipare ai cortei che nel fine settimana hanno attraversato la città per dimostrarsi al fianco della popolazione palestinese.

Approfittiamo di queste poche righe per ringraziare chi ha messo le proprie energie per costruire un pomeriggio vivo, caciarone e a tratti assurdo nel nostro quartiere.
Volevamo lasciare il segno, dire quello che pensiamo e dimostrarci che, se vogliamo, si può fare qualcosa in grado di dare e darci forza. Crediamo che questi obiettivi siano stati raggiunti e che sia stata solo l’autorganizzazione a permettercelo.

Dal canto nostro, la street parade non rappresenta il traguardo, abbiamo intenzione di cominciare i lavori al sesto ponte per renderlo totalmente autonomo dal punto di vista energetico con un lungo ciclo di iniziative per raccogliere i soldi necessari e non vogliamo permettere che i riflettori, oggi accesi sul quartiere, si spengano nel momento più difficile: mentre al V ponte si vive tra le macerie di un cantiere abbandonato e proprio quando vorrebbero attaccare la nostra occupazione.

Il pomeriggio del 27 ottobre non ci ha lasciato solo i sorrisi di chi abita il quartiere impressi nel cuore, ci ha rinnovato la consapevolezza che il nostro partecipare alle lotte in città alimenti la solidarietà reciproca e quando chiamiamo i nostrx compagnx rispondono.

Concludiamo con una breve nota per quanto riguarda i giornalisti:
sulle testate non c’è alcuna traccia di quanto abbiamo vissuto al Laurentino 38.
Questo è il segnale che abbiamo colto nel punto e che era impossibile edulcorare quanto abbiamo detto chiaro e tondo.

Continuiamo insieme, il grido delle periferie fa paura ai potenti.

L38SQUAT

Abbiamo il cuore schiacciato dall’orrore dei bombardamenti a Gaza

In questi giorni abbiamo il cuore schiacciato dall’orrore dei bombardamenti a Gaza sulla popolazione palestinese.

Da quella terra sono decine le persone venute a conoscerci in 32 anni di autogestione a L38Squat, decine le volte che siamo andatx in Palestina per portare solidarietà.

La difesa dello squat, la mobilitazione al fianco di chi vive in quartiere, in queste ore assume un carico maggiore di responsabilità: può sembrare retorico ma, parafrasando un pensiero di Vittorio Arrigoni, l’oppressione va respinta a partire da quello che avviene sotto casa nostra e, non a caso, ad attaccare le nostre vite sono gli stessi politici e la stessa sete di potere e denaro.

Chiediamo a tuttx di unirsi a noi venerdì 27 ottobre, liberare il proprio tempo per partecipare alla street parade che partirà alle 18.30 dal primo ponte del quartiere Laurentino 38.

Qui sotto l’appello alla partecipazione e quello del carro contro la violenza maschile sulle donne che aprirà l’appuntamento in strada.

LA PAROLA SULLE NOSTRE VITE SPETTA A NOI

IL GRIDO DELLE PERIFERIE PRENDE FORZA IN STRADA

Il grido delle periferie prende forza in strada – 27 Ottobre 2023 Street Parade al Laurentino 38

APRIAMO LA STREET PARADE

“IL GRIDO DELLE PERIFERIE PRENDE FORZA IN STRADA”

CON UN CARRO CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

Apriamo la street parade con un carro contro la violenza maschile sulle donne!

L38SQUAT – sesto ponte del quartiere Laurentino 38

Sabato 21 Ottobre – Verso la street parade del Laurentino 38 – Serata di Autofinanziamento al csoat Auro e Marco

Sabato 21 Ottobre 2023

Verso la street parade del Laurentino 38

Festa di autofinanziamento al csoat Auro e Marco

20:00 – cena vegana

21:00 – musica/dj set con:

  • Molestya
  • Sailor Trash
  • Missuan Dj
  • Easy Peasy
  • …and Friends