Il giorno dopo è un giorno ancora senza case per tutte e tutti

Il giorno dopo è un giorno ancora senza case per tutte e tutti

Mentre la popolazione del quartiere è impegnata a sostenere materialmente e umanamente chi da ieri è senza casa e a cercare di capire come andare avanti nelle battaglie per ottenere un tetto per tutte, arrivano le dichiarazioni dei partiti politici che governano il quartiere.

Non si tratta di mani tese, di tristezza per l’accaduto,  di sgomento per l’epilogo. Si tratta di dichiarazioni che RomaToday ha richiesto per “condannare in maniera unanime” ciò che Alberto Voci ha scelto di inventare.

Il quotidiano online parla di un’aggressione ai danni del signor Voci e di tutta la famiglia, grida nel suo condominio con portone danneggiato,  da attribuire a chi ieri manifestava davanti al municipio,  ovvero a noi di L38Squat e di tutte le persone sopraggiunte dal resto della città.

Tutto il quartiere è cosciente che l’VIII ponte è un caso particolare di cura del territorio: illuminazioni, parchetto giochi, pulizia costante e una casa che svetta perché ha due piani con un attico – ricavato da spazi condominiali venduti da Ater – eternamente illuminato. Un caso unico al Laurentino 38.

Ogni volta che nel quartiere arrivano architetti, documentaristi, reporter e ricercatori che vogliono raccontare il quartiere, passeggiamo dal I all’VIII ponte e chiunque resta a bocca aperta dal contrasto di immagini tra l’abbandono e qualcosa che si può chiamare condominio funzionante e abitabile.

Abbiamo sempre rivendicato apertamente ciò che pensiamo e ciò che facciamo e, per il bene della collettività che ama il quartiere, vogliamo essere ulteriormente chiari questa volta:

– Sì,  Alberto Voci ha chiuso le porte in faccia a chi abita in quartiere e chiedeva collaborazione “da parte di uno di noi” per evitare che qualcuno finisse per strada a causa del progetto di rigenerazione,  riqualificazione o come preferiscono chiamarla. Sì, più volte ha annunciato informalmente lo sgombero del nostro spazio occupato. Sì, crediamo che sia ingiusto favorire qualcuno e ignorare altri. Sì, sappiamo che la politica è così e per questo ne restiamo alla larga.

– Ieri sera, dopo le porte chiuse da parte del municipio,  tante persone hanno passeggiato in quartiere, sono arrivate all’VIII ponte e hanno visto con i propri occhi quello che si racconta da tempo. Tra risate e scherzi nessuna famiglia è stata insultata, né aggredita, si è detto ai vicini di casa che ridevano in finestra che erano state buttate in strada delle persone del V ponte e che le responsabilità politiche erano anche di chi abitava lì, col bel terrazzo illuminato, ovvero di chi spinge per il progetto di sgombero dagli uffici della regione pur essendo una persona del quartiere, uno che stava nelle assemblee e che si è sistemato facendo politica.

Nessun portone è stato rotto e nessuna incursione o minaccia è stata fatta nel condominio,  abitato da persone che ridevano e simpatizzavano. Purtroppo per chi inventa cazzate c’è anche un video col portone lindo e pinto, registrato il minuto dopo la pubblicazione dell’articolo di RomaToday.

– Il quartiere è pieno di persone che si attivano e ragionano con la propria testa.

Pur non conoscendo le ragioni apprezziamo che, il giorno dopo uno sgombero che ha lasciato le persone in strada, sia stato annullato un evento che vedeva la partecipazione della presidente municipale e che per un giorno chi governa il quartiere non può dar fiato alla bocca e farsi i selfie.

– Le menzogne che abbiamo letto oggi e la retata di ieri nel nostro cortile sono la ciliegina sulla torta, il clima perfetto che vuole portare al nostro sgombero e a dimenticare chi da ieri vive senza un tetto.

Dallo sgombero di ieri mattina c’è un impegno serio di cui farsi carico e vi chiediamo di esserci: non dobbiamo lasciare sole le donne buttate in strada.

Sappiamo che i problemi della vita ci fanno sentire molto spesso sole, con poche energie da mettere in campo e tanta sfiducia ma nel nostro piccolo ci stiamo provando a vivere meglio insieme e a respingere i soprusi.

Giorno per giorno faremo un quartiere migliore, la solidarietà c’è, siamo già a un buon punto.

È il nostro cortile, non una caserma

È il nostro cortile, non una caserma

Al sesto ponte il controllo costante della polizia in questi giorni ha assunto proporzioni grottesche.

Che effetti positivi potrebbe vantare la militarizzazione totale con incursioni di 40/50 guardie se viviamo già un quotidiano viavai di volanti, perquisizioni corporali e interrogatori informali di guardie in borghese?

Ogni giorno un teatro.
Ogni giorno sotto gli occhi di tutti.
Cosa vogliono insegnare?

Lo squat è occupato da 33 anni e non ha padroni. I signori di Ater si devono mettere l’anima in pace, la cubatura del sesto ponte non è la loro. L’hanno abbandonata e resta in vita da decenni solo grazie all’autogestione: il sesto ponte non sarà l’ennesimo fallimento delle politiche abitative dello stato.

Sguinzagliare decine di poliziotti, creare un clima di guerra e paura che impedisce di affrontare i profondi problemi tra chi abita in quartiere, trasformare il nostro cortile nel piazzale di una caserma ha il solo scopo di creare il deserto.

Non accetteremo in silenzio le continue provocazioni e le minacce.  L’abbiamo già dimostrato: se il Laurentino chiama, la città risponde.
Questo clima soffocante deve finire.

Domenica 17 Dicembre – Aperitivo a sostegno di Radio Onda Rossa e presentazione della nuova Scarceranda 2024

Domenica 17 dicembre ore 18.00

Aperitivo a sostegno di Radio Onda Rossa e presentazione della nuova Scarceranda 2024:

chiacchierata partendo dal contributo “Attraverso il tempo: spunti sulla repressione sessuale nelle carceri italiane”

L38SQUAT
sesto ponte del quartiere Laurentino 38
via Domenico Giuliotti 8x

ANCORA PIÙ FORTE: NON CHIEDIAMO IL PERMESSO PER VIVERE LIBERX

ANCORA PIÙ FORTE:
NON CHIEDIAMO IL PERMESSO PER VIVERE LIBERX

È passato qualche giorno dalla street parade al Laurentino 38 e questo tempo ci è tornato utile per raccogliere il riscontro dal quartiere e partecipare ai cortei che nel fine settimana hanno attraversato la città per dimostrarsi al fianco della popolazione palestinese.

Approfittiamo di queste poche righe per ringraziare chi ha messo le proprie energie per costruire un pomeriggio vivo, caciarone e a tratti assurdo nel nostro quartiere.
Volevamo lasciare il segno, dire quello che pensiamo e dimostrarci che, se vogliamo, si può fare qualcosa in grado di dare e darci forza. Crediamo che questi obiettivi siano stati raggiunti e che sia stata solo l’autorganizzazione a permettercelo.

Dal canto nostro, la street parade non rappresenta il traguardo, abbiamo intenzione di cominciare i lavori al sesto ponte per renderlo totalmente autonomo dal punto di vista energetico con un lungo ciclo di iniziative per raccogliere i soldi necessari e non vogliamo permettere che i riflettori, oggi accesi sul quartiere, si spengano nel momento più difficile: mentre al V ponte si vive tra le macerie di un cantiere abbandonato e proprio quando vorrebbero attaccare la nostra occupazione.

Il pomeriggio del 27 ottobre non ci ha lasciato solo i sorrisi di chi abita il quartiere impressi nel cuore, ci ha rinnovato la consapevolezza che il nostro partecipare alle lotte in città alimenti la solidarietà reciproca e quando chiamiamo i nostrx compagnx rispondono.

Concludiamo con una breve nota per quanto riguarda i giornalisti:
sulle testate non c’è alcuna traccia di quanto abbiamo vissuto al Laurentino 38.
Questo è il segnale che abbiamo colto nel punto e che era impossibile edulcorare quanto abbiamo detto chiaro e tondo.

Continuiamo insieme, il grido delle periferie fa paura ai potenti.

L38SQUAT

Abbiamo il cuore schiacciato dall’orrore dei bombardamenti a Gaza

In questi giorni abbiamo il cuore schiacciato dall’orrore dei bombardamenti a Gaza sulla popolazione palestinese.

Da quella terra sono decine le persone venute a conoscerci in 32 anni di autogestione a L38Squat, decine le volte che siamo andatx in Palestina per portare solidarietà.

La difesa dello squat, la mobilitazione al fianco di chi vive in quartiere, in queste ore assume un carico maggiore di responsabilità: può sembrare retorico ma, parafrasando un pensiero di Vittorio Arrigoni, l’oppressione va respinta a partire da quello che avviene sotto casa nostra e, non a caso, ad attaccare le nostre vite sono gli stessi politici e la stessa sete di potere e denaro.

Chiediamo a tuttx di unirsi a noi venerdì 27 ottobre, liberare il proprio tempo per partecipare alla street parade che partirà alle 18.30 dal primo ponte del quartiere Laurentino 38.

Qui sotto l’appello alla partecipazione e quello del carro contro la violenza maschile sulle donne che aprirà l’appuntamento in strada.

LA PAROLA SULLE NOSTRE VITE SPETTA A NOI

IL GRIDO DELLE PERIFERIE PRENDE FORZA IN STRADA

Il grido delle periferie prende forza in strada – 27 Ottobre 2023 Street Parade al Laurentino 38

APRIAMO LA STREET PARADE

“IL GRIDO DELLE PERIFERIE PRENDE FORZA IN STRADA”

CON UN CARRO CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

Apriamo la street parade con un carro contro la violenza maschile sulle donne!

L38SQUAT – sesto ponte del quartiere Laurentino 38

Sabato 21 Ottobre – Verso la street parade del Laurentino 38 – Serata di Autofinanziamento al csoat Auro e Marco

Sabato 21 Ottobre 2023

Verso la street parade del Laurentino 38

Festa di autofinanziamento al csoat Auro e Marco

20:00 – cena vegana

21:00 – musica/dj set con:

  • Molestya
  • Sailor Trash
  • Missuan Dj
  • Easy Peasy
  • …and Friends

 

Apriamo la street parade con un carro contro la violenza maschile sulle donne!

APRIAMO LA STREET PARADE

“IL GRIDO DELLE PERIFERIE PRENDE FORZA IN STRADA”

CON UN CARRO CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

Saremo in testa alla street parade e non vogliamo che siano altri a parlare al posto nostro.

Ogni giorno i quartieri popolari vengono dipinti come “terra di nessuno”, facile teatro di violenze contro le donne e la gente che li abita come complice silenziosa.

L’Italia femminicida utilizza i mezzi d’informazione per cristallizzare la violenza. Ogni giorno veniamo bombardatx dalle notizie mediatiche con i particolari scavati nella vita delle donne uccise da mariti, fidanzati, amici cugini e zii senza che venga mai rivolta un’accusa alle fondamenta di una società basata sulla sopraffazione.

La politica difende il potere patriarcale e strumentalizza gli episodi di violenza maschile sulle donne per campagne securitarie che hanno lo scopo di terrorizzarci, disciplinarci e spingerci a restare chiuse in casa. La risposta politica ai più eclatanti episodi di violenza sono blitz di polizia nei quartieri popolari, i militari nelle stazioni e un innalzamento delle pene e tutto ciò niente ha a che fare con il contrasto alla violenza sulle donne. Le tante politiche di populismo penale fatte sulla nostra pelle non hanno mai prodotto alcun risultato: i dati pubblicamente noti che riguardano la violenza maschile sulle donne sono invariati. Mai viene nominata l’importanza delle reti di solidarietà e sorellanza, mai ci si riferisce al lavoro dei centri antiviolenza, mai si parla della necessità di educare contro gli stereotipi di genere che collocano le donne sotto il controllo degli uomini.

Viviamo nelle occupazioni di case, sbarriamo i portoni per portare solidarietà a chi è sotto sfratto, ma sappiamo bene che spesso le mura domestiche sono tutt’altro che luoghi sicuri per noi perchè è proprio in famiglia che avviene il maggior numero di violenze.

Chi parla al posto nostro non sa che alcune volte è stato proprio il senso di appartenenza e la conoscenza reciproca in quartiere a permettere a molte di noi di cavarsela, impedendo che la violenza restasse un fatto privato.

Se il primo passo è riconoscere la violenza che su di noi viene agita, il secondo è avere la possibilità di fuggirne. Sappiamo quanto è complicato riuscirci quando non hai una indipendenza economica o una rete di relazioni su cui poter contare.

Questo è per noi un motivo in più per scendere in strada e darci forza insieme, perché nessuna venga lasciata sola coi propri guai. Lo facciamo con la musica che piace a noi, con lo spirito alto di chi non je la darà mai vinta.

Venerdì 27 ottobre – ore 18.30

Partenza dal primo ponte del quartiere Laurentino 38

(via Ignazio Silone altezza via Gian Pietro Lucini)

cliccando sul seguente link, potete leggere il comunicato di lancio della street parade:

Il grido delle periferie prende forza in strada – 27 Ottobre 2023 Street Parade al Laurentino 38

Questo lo spottino per la street parade andato in onda su Radio Onda Rossa:
https://www.ondarossa.info/iniziative/2023/10/street-parade-al-laurentino-38

Il grido delle periferie prende forza in strada – 27 Ottobre 2023 Street Parade al Laurentino 38

LA PAROLA SULLE NOSTRE VITE SPETTA A NOI

IL GRIDO DELLE PERIFERIE PRENDE FORZA IN STRADA

“Più armi, più armi, più armi”

Alla guerra a due passi da casa ogni bandiera di partito risponde così.

Il costo della vita altissimo, la sanità a pezzi tanto da farci sentire spacciati davanti ad un malanno che colpisce noi o i nostri cari e i bonus come ricetta ad ogni bisogno mancante non dovrebbero darci altra prospettiva che vivere pensando al giorno successivo.

Per costringerci a lavorare con salari sempre più bassi vogliono farci interiorizzare che è stronzo il fannullone sul divano, non chi sta seduto comodo sulle poltrone in parlamento o i ricchi tra ristoranti e yacht.

“Degrado sei, degrado rimarrai”

È così che vediamo l’intervento dei media, dei politici e della polizia quando infiammano i talk show, le maxi retate e le campagne d’odio nei confronti di chi vive nei quartieri popolari: un monito rivolto a tuttx noi per invitarci ad abbassare la testa, a stare come stiamo.

Parlano di riqualificazione ma intendono una ghiotta speculazione per i loro soci palazzinari, millantano l’innovazione ecologica ma vogliono costruire un inceneritore accanto a casa nostra per intossicarci l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo.

Con lo sfondo della violenza della guerra su popolazioni intere, con la politica che definisce “un gioco tra ragazzi” o protegge con un “credo a mio figlio” uno stupro, con l’edilizia pubblica orientata sul costruire nuove carceri, non una casa per tuttx, crescono generazioni intere con l’idea molto chiara che la sopraffazione ha sempre la meglio.

Eppure a noi, che abbiamo occupato stabili interi prendendoci cura del quartiere e delle persone che lo abitano, piace sognare.

Sognamo ad occhi aperti perché coscienti delle contraddizioni che viviamo ma con la voglia di costruire sempre più bellezza.

E’ con questo spirito che insieme alle persone che abitano a Quarticciolo, Rebibbia, Ostia, Spinaceto, Torpignattara e a quelle che in città abbiamo conosciuto nelle battaglie sociali, abbiamo pensato ad un pomeriggio vivo e partecipato nel quartiere Laurentino 38.

Con la musica e con le parole vogliamo raggiungere chi abita con noi il quartiere e vuole riscatto perché rifiuta l’immagine cupa e negativa che vogliono incollarci addosso.

Chiediamo a tuttx di unirsi a noi, anche da altri quartieri popolari, venerdì 27 ottobre – alle 18.30 – a partire dal primo ponte del quartiere Laurentino 38 (via Ignazio Silone altezza via gian pietro lucini) percorreremo le strade con la musica che ci fa battere il cuore.

Cliccando sul link seguente, trovate il comunicato del carro d’apertura contro la violenza maschile sule donne:
https://l38squat.noblogs.org/post/2023/10/06/apriamo-la-street-parade-con-un-carro-contro-la-violenza-maschile-sulle-donne/

 

Questo lo spottino per la street parade andato in onda su Radio Onda Rossa:
https://www.ondarossa.info/iniziative/2023/10/street-parade-al-laurentino-38

 

Appello ai quartieri popolari e ai collettivi che lottano!

APPELLO DAL LAURENTINO38 AI QUARTIERI POPOLARI E AI COLLETTIVI CHE LOTTANO PER RIBALTARE L’ESISTENTE:
organizziamo insieme un appuntamento in strada.

Il Laurentino 38 sta vivendo un’ennesima trasformazione in nome della riqualificazione. Il quartiere, per chi governa, è solo un corridoio tra un centro commerciale e l’altro con un’umanità da sfruttare o da spazzare via se in esubero.

I calcoli gelidi di politici, tecnici, architetti e funzionari legati al Dio denaro incontrano però il sapere condiviso, la storia di relazioni, l’amore per ogni angolo del quartiere, anche per i muri brutti.

In questi tempi di guerra, miseria, sfratti, stragi in mare, violenza, carcere e controllo sociale, l’avvilimento potrebbe vincere su tutto, eppure, in questa lunga estate, abbiamo rinnovato quel ghigno che ci fa sentire vivx: che sia un’occasione per la quale i nodi vengano al pettine.

Ce lo dobbiamo dopo la gestione della pandemia a colpi di pacchi alimentari distribuiti dall’esercito per sedare la rabbia. Ce lo dobbiamo con una sanità pubblica che uccide i poveri. Ce lo dobbiamo perché la violenza sulle donne, da parte di uomini e da parte dello stato, non è una novità su cui fare propaganda di regime o rastrellamenti nei quartieri, è la base su cui poggia l’intera società, quella che vogliamo ribaltare a qualsiasi latitudine. Ce lo dobbiamo perché non abbiamo governi amici e tuttx possono capire esattamente la guerra che ci stanno facendo.

L38Squat, il centro sociale del sesto ponte, è sotto sgombero ma crediamo sia importante che tutte le relazioni che abbiamo costruito in 32 anni di occupazione possano essere considerate una forza per chi vive in quartiere.

Facciamo appello a chi conosciamo e a chi ancora non abbiamo incontrato nelle lotte a partecipare ad un momento di confronto per lanciare un appuntamento in strada a fine ottobre, proprio nel nostro quartiere.

Crediamo che in vista del giubileo e del possibile Expo 2030, i quartieri popolari abbiano molto da dirsi e molto da gridare.

CHE SIA IL GRIDO DELLE PERIFERIE A TUONARE IN CITTÀ

Assemblea aperta a tuttx con invito al passaparola
Venerdì 29 settembre alle ore 19.30

A L38SQUAT via Domenico Giuliotti 8x – Sesto ponte del Laurentino 38
(L’incontro si terrà all’aperto e non ci sarà alcun problema in caso di pioggia)

GUARDA E CONDIVIDI IL VIDEO DI LANCIO DELL’ASSEMBLEA!

OGNI PONTE È LO SPECCHIO DEL QUARTIERE

OGNI PONTE È LO SPECCHIO DEL QUARTIERE

Lo sono i ponti abbattuti, quelli vissuti e quelli abitati.

Da quando il V ponte è uno scheletro, 6 donne continuano a vivere tra le macerie per ottenere una casa per tutte. La manutenzione, da sempre a cura della popolazione occupante, è stata sospesa da quando si è aperto uno spiraglio per avere un vero alloggio dopo 30 anni di battaglie.

Perdite d’acqua, rischio crolli e impedimenti a vivere in un contesto salubre sono problemi che devono riguardare tutte le persone che hanno a cuore il Laurentino 38, non solo chi nelle difficoltà ci si ritrova con tutte le scarpe. Il problema non è solo la monnezza per strada che Gualtieri pensa di risolvere con i video promozionali di qualche spazzata di Ama a via Sapori. Il quartiere, nella sua storia, ha saputo dimostrare come ci si supporta nel quotidiano e come non lasciare nessuna e nessuno solo con i propri guai. Questa attitudine spesso appartiene proprio a chi si è fatta le spalle larghe per potersi guadagnare una vita che nessuno gli ha regalato.

Con il progressivo svuotamento del piano inferiore del VI ponte, la situazione attuale del V ponte potrebbe riproporsi a specchio. Non ci vuole un genio a supporlo e non accettiamo che l’incuria di Ater venga utilizzata come pretesto per minacciare la volontà del “centro sociale” L38SQUAT di restare dov’è: al centro del quartiere.

“Quando siamo entrati il ponte era spappolato”

Queste sono le parole di uno dei primi occupanti del VI ponte che in qualche modo rendono l’idea delle condizioni in cui trovarono la struttura nel lontano 1991, quando l’Ater (che ai tempi si chiamava IACP) l’aveva lasciata in stato d’abbandono.

Lo spazio, già occupato in passato dalla lotta per la casa, era privo di finestre, porte, servizi sanitari, impianti elettrici ed idraulici. Molte pareti interne erano malridotte, c’erano buchi tra stanza e stanza. Mano a mano che ci siamo mess* a riparare e restaurare delle aree, abbiamo trovato nascoste in alcune intercapedini delle macerie o dei rifiuti del passato,
segni di vite precedenti… un pallone da calcio, un termosifone, una vecchia radio, montagne di calcinacci. Con infinita pazienza abbiamo risanato uno spazio enorme facendo un pezzettino alla volta, contando solo sulla nostra tenacia e sul supporto economico delle sottoscrizioni raccolte durante le centinaia di iniziative, cene e concerti che ben raccontano la nostra storia.

Nel tempo, grazie alla pratica del “do it yourself”, ovvero del risolversi i problemi da sé senza pagare un/una professionista per farlo, abbiamo imparato come prenderci cura della struttura, apprendendo teoria e pratica della manutenzione e tramandandola tra di noi.
Elettricità, idraulica, carpenteria, muratura sono ora alla portata di noi tutt* e ognun* di noi sa cosa fare quando si manifesta un problema. In questo modo abbiamo potuto resistere per 32 anni cercando di vivere dignitosamente e tentando di migliorare la qualità di vita di anno
in anno.
Nel 2002 ATER smise di fare manutenzione sulle strutture dei ponti 5-6-7-8-9-10-11, non a caso di lì a poco le strutture più usate (ovvero quelle in cui la gente ci viveva) hanno iniziato a dare notevoli segni di cedimento strutturale.

La scelta criminale dell’ATER, di lasciare senza manutenzione il tetto di una struttura i cui muri interni sono di gesso, è stata arginata solo perchè ogni anno abbiamo passato l’estate a rifare la guaina e a monitorare che la situazione non peggiorasse. Allo stesso modo ci occupiamo ancora degli scarichi dell’acqua piovana del ponte, che puntualmente si rompono
quando la ghiaia viene trascinata nei tubi dalle piogge torrenziali. Gli impianti elettrici avrebbero ceduto se non ci fossimo curati dell’intero ponte e se non avessimo adottato delle misure di abbassamento dei consumi e di conseguenza dell’assorbimento.
Gli impianti idraulici esterni sono tutti da controllare, diverse volte ci sono state rotture importanti che hanno rischiato di danneggiare gravemente la struttura, ma siamo sempre riuscit* ad intervenire tempestivamente.

Oltre alle competenze maturate sul campo, abbiamo condiviso le nostre pratiche con altri spazi occupati ed autogestiti di Roma e del mondo, mettendo a frutto quei concetti che oggi vengono chiamati “ecodesign” dagli accademici. Abbiamo infatti ridotto l’impatto ambientale della struttura partendo dalle nostre abitudini e adottando soluzioni semplici
come la condivisione di aree comuni per consumare meno,  scaldare/raffreddare meglio gli ambienti per cucinare o lavarsi. Ogni casa ha una cucina condivisa tra più persone, la foresteria ha una sua cucina che viene usata anche per le attività del centro sociale, abbiamo
uno spazio che funge da lavanderia, riuscendo con sole due lavatrici a sopperire alle necessità di oltre 20 persone. Ogni volta che abbiamo potuto, abbiamo scelto tecnologie meno inquinanti e più efficienti.

Abbiamo ridotto l’immisione di tonnellate e tonnellate di CO2 nell’ambiente perché abbiamo un laboratorio dove ripariamo, rigeneriamo e doniamo computer alle persone in difficoltà, dove proviamo a riparare piccoli o grandi elettrodomestici destinati alla discarica e dove sperimentiamo quel poco di riciclo creativo che riesce ad avere anche del senso pratico.
Ora siamo ad un passo da un grande obiettivo, ovvero rendere la struttura autonoma producendo acqua ed elettricità per poter abbandonare del tutto il rapporto con le infrastrutture nocive proposte dallo stato.

Non chiediamo il permesso per vivere liberx.

Non abbandoneremo un sogno perché sappiamo che può essere un
esempio positivo per tutte e tutti.

Giù le mani da L38SQUAT

Case per tutte e tutti