NO AI MEGA PROGETTI DI DEVASTAZIONE – FERMIAMO IL PORTO CROCIERISTICO A FIUMICINO!

NO AI MEGA PROGETTI DI DEVASTAZIONE – FERMIAMO IL PORTO CROCIERISTICO A FIUMICINO!

Il Bilancione Occupato è un pezzo di cuore nostro.
Il Bilancione è molto più di uno spazio fisico: è un luogo di aggregazione, cultura e resistenza, un presidio di lotta che in questi anni ha rappresentato un punto di riferimento per il territorio di Fiumicino e per chi vive di relazioni basate sull’autorganizzazione e la solidarietà.

Il porto crocieristico di Fiumicino promosso da Royal Caribbean è una minaccia alla vita del mare e delle persone.
Ancora una volta, dietro la retorica dello “sviluppo” si nasconde la solita logica predatoria: cemento, inquinamento e speculazione a beneficio di pochi, a discapito di tuttx. Questo mega progetto trasformerà la costa in un’enorme infrastruttura turistica, cancellando la vita. I profitti delle multinazionali delle crociere arriveranno al prezzo di un ecosistema compromesso, dell’erosione costiera e dell’inquinamento marino e atmosferico, come già avvenuto in tanti altri porti del Mediterraneo.

Il nostro NO al porto crocieristico a Fiumicino ha riscontro nella lotta.

Giù le mani dal Bilancione!
Ci vediamo fianco a fianco a Fiumicino.

L38SQUAT

Domenica 23 febbraio – IL QUARTIERE È UN CAMPO DA GIOCO

IL QUARTIERE È UN CAMPO DA GIOCO

Mentre la speculazione divora i posti dove abitiamo, dal Laurentino 38 abbiamo lanciato un invito a chi lotta sul litorale di Fiumicino.

Dal decreto Caivano in poi è sempre più chiaro che il governo delle periferie è sul modello carcerario. Dal Quarticciolo al Laurentino, passando per le zone rosse dell’Esquilino e il Tuscolano, il cerchio repressivo si stringe intorno a certe aree della città ma ogni quartiere è un “campo da gioco” dove ognunx può fare la sua parte di lotta.

Che sia la Royal Caribbean a devastare il mare e ogni forma di vita o sia un progetto di riqualificazione a deportare, impoverire e distruggere a noi resta una bellissima possibilità: resistere e farlo insieme.

Attività della giornata:

  • partite di calcetto
  • laboratori per grandi e piccini/e
  • maschere per il carnevale!
  • giocoleria e circo pirata
  • banchetto per serigrafare tessuti
  • cibo e bevande!

Durante tutta l’iniziativa ci sará la diretta di Radio Onda Rossa. Dopo pranzo verrá fatto un approfondimento sulle lotte nei quartieri con varie realtà della città.

Appuntamento alle ore 11 nel cortile di L38Squat (via Domenico Giuliotti)

GIÙ LE MANI DALLE OCCUPAZIONI

L38Squat – il Centro sociale del sesto ponte
Bilancione Occupato

DOMENICA 2 FEBBRAIO ORE 15:30 PRESIDIO DAVANTI ALLE MURA DEL CPR DI PONTE GALERIA

DOMENICA 2 FEBBRAIO ORE 15:30 PRESIDIO DAVANTI ALLE MURA DEL CPR DI PONTE GALERIA

Torniamo lì, dove il ferro e il cemento segnano l’invisibilità di chi è reclusx per il solo fatto di esistere, per non essere natx nel luogo giusto. Torniamo davanti alle mura del CPR di Ponte Galeria per essere fianco a fianco di chi, dentro e fuori quelle mura, combatte ogni giorno contro l’annientamento che lo Stato infligge con il razzismo e l’esclusione.

Lo Stato sta affinando la sua guerra e lavora con nuovi strumenti per segregare, selezionare, controllare ed espellere. Il decreto Cutro trasforma ogni angolo della città in un potenziale campo di concentramento. Ogni stanzino di un edificio pubblico può diventare un temporaneo luogo di prigionia e tortura. Deve vincere l’isolamento per evitare che le persone si organizzino insieme, nelle rivolte e nelle evasioni. Ecco che il CPR di Gradisca d’Isonzo, come sta avvenendo nelle ultime settimane, ci parla di dignità, di una parte di popolazione che resiste e un’altra che opprime.

Il razzismo sistemico si riproduce ogni giorno. Ogni volo di linea è un luogo in cui può avvenire un’espulsione e ogni espulsione è questa società che si riproduce nel nome della sicurezza come strumento di propaganda.

Ogni operazione di polizia, ogni retata in quartiere o nelle campagne, è la propaganda del razzismo che si alimenta sulla vita delle persone: è la politica di questo governo, è la natura della sua democrazia.

Ogni zona rossa vuole essere una prigione sotto il cielo. Uno strumento pensato per legittimare sempre più l’uso della polizia e della sua violenza. Lo abbiamo visto a Corvetto, dove il quartiere è diventato una cassa di risonanza per giustificare gli abusi della polizia, ma nello stesso tempo grido di riscatto e coraggio. Dove ogni corpo, ogni volto, viene sottoposto alla violenza del razzismo e della conseguente criminalizzazione. Tutto per difendere la sicurezza dei ricchi di continuare a sfruttare, tutto per alimentare la guerra contro chi non ha diritto di esistere dove ha scelto di stare.

A Quarticciolo la guerra assume l’altra faccia della stessa medaglia. La polizia, le retate, i modelli Caivano, le deportazioni: una guerra che fa leva sull’umiliazione, sulla separazione, sull’esclusione. È la guerra dei governi, la guerra sulla pelle di chi non può essere altro che una merce da spostare, da annientare, da sottomettere.

A chi si ribella, a chi prova ad alzare la testa, lo Stato risponde con la sua violenza. La risposta è un corpo strappato via dalla vita, deportato in un lager legalizzato, pestato e torturato affinché non si ribelli, affinché non sia di esempio.

Vogliamo tornare là, davanti alle mura di Ponte Galeria, dove l’unica sezione femminile del Paese è chiusa in un angolo dimenticato posto ai confini della città.

Per sostenere le resistenze quotidiane di chi è reclusx, chi lotta ogni giorno per la propria libertà, per la propria dignità. Vogliamo tornare là per dire, ancora una volta, che non avranno il silenzio di cui necessitano le torture.

Hanno un solo nome: infami.

Vogliamo tornare davanti alle mura di Ponte Galeria, dove ogni giorno si riscrive la storia di chi rifiuta la prigione: nelle sezioni che prendono fuoco, nelle evasioni, nella dignità della vita in un sistema di morte.

FREEDOM HURRIYA LIBERTÀ

Assemblea di solidarietà e lotta

Già lo sapevamo: sono stati i carabinieri

È la storia di questa società; ti costringe a degli standard di vita che non puoi permetterti, poi ti sfrutta, opprime, ti sperona e ti ammazza. Basterebbe questo, non servirebbe aggiungere altro. Infatti mercoledì è successo lo stesso a San Lorenzo, i carabinieri inseguono un ragazzo nero sospettato di aver rubato al supermercato: lo buttano a terra, lo circondano e lo arrestano.

È la storia di una società che fra la proprietà privata e la vita sceglie sempre la prima. Una società che classifica la vita delle persone sulla base del reddito, del colore della pelle, del genere. Le donne vengono uccise a centinai ogni anno; le vite dei neri contano meno. Ci sono persone di serie A e persone di serie B, è la storia di questa società.

È la storia di un ragazzo come ce ne sono tanti, la maggioranza nel mondo, che per vivere si deve arrangiare come può, perché non c’è chi gli spiana la strada per fare il medico, l’ingegnere o il pagliaccio in parlamento. È la storia di una parte del mondo che resiste a una che opprime.
Sono stati i carabinieri, che per difendere la legalità, la proprietà privata, che per perseguire il loro senso di giustizia per cui gli è stata data l’uniforme, hanno ammazzato un ragazzo e ne hanno arrestato un altro. La vita delle persone razzializzate vale meno, meno di un ALT dei carabinieri, meno di una collana da 300 euro, meno di qualunque cosa al supermercato.

È la storia di una società che continua a ripetere che fino a qui va tutto bene. Vorrebbe far credere che la caduta è sempre più avanti e che fino a qui tutto sommato è andata bene. La caduta non sono i 90 suicidi nelle carceri, perché in fondo in Iran si sta peggio; la caduta non è un ddl che nega anche le forme di protesta pacifiche, perché in fondo i tempi bui sono quelli passati, il fascismo è passato; la caduta non è neanche la guerra ai poveri che viene fatta nelle città con le zone rosse o, ancora prima, murando le strade per complicare la vita a chi ci vive (vedi termini). E così la caduta non è una società che ha fatto dell’università un luogo dove si produce la guerra, del mediterraneo un cimitero, dei palestinesi che resistono una popolazione da sterminare e dei lager nelle nostre città come luoghi necessari per controllare i flussi delle persone che non hanno il giusto documento. Vogliono far credere che questo è il migliore dei mondi auspicabile.

La caduta allora non sarà neanche questa volta, neanche la vita di Ramy basterà a far vedere che la società è già precipitata, e che queste non sono altro che le conseguenze all’atterraggio. Perché il tribunale condannerà il singolo e assolverà la legalità; come fa il carcere: punisce chi ruba ma non combatte la povertà, chi stupra ma non risolve la cultura dello stupro.

Lo sapevamo prima e lo ridiciamo adesso: è stata la società. Classista, razzista, patriarcale.

Ci vediamo sabato 11 gennaio ore 19 a piazza dell’immacolata.

CONTRO I PADRONI DELLA CITTÀ, CONTRO I SIGNORI DELLA GUERRA – 20 DICEMBRE 2024 ore 16:30 MANIFESTAZIONE su via Laurentina

CONTRO I PADRONI DELLA CITTÀ

CONTRO I SIGNORI DELLA GUERRA

20 DICEMBRE 2024 ore 17 ore 16:30

MANIFESTAZIONE su via Laurentina tra la sede di Leonardo Spa, il centro commerciale Maximo e la città militare

A pochi giorni dall’inizio del mega evento giubileo, il centro di Roma è un mondo a parte anestetizzato da black fridays, impacchettato da cantieri e con la festa del governo che ha trasformato Circo Massimo in un osceno villaggio di natale.

Che succede, invece, nelle periferie di un paese in guerra?

A Milano le guardie uccidono un pischello in motorino, ne feriscono un altro e provano a insabbiare tutto, minacciando i testimoni.

A Roma tra retate, sgomberi, sfratti e passeggiate per la legalità provano ad addomesticare interi quartieri.

A Caivano – laboratorio a cielo aperto di mostrificazione, stigmatizzazione e repressione – continuano gli sgomberi in un quartiere sotto assedio militare.

Cosa può fermare questa violenza?

Da Milano a Caivano solo la lotta sembra riportare al centro la verità e i bisogni.

Pare evidente che la legalità di cui lo Stato parla non corrisponde alla nostra sicurezza. Sicurezza è, per esempio, avere una casa e riuscire ad arrivare a fine mese in modo degno. Sicurezza sono relazioni di solidarietà, reciproco sostegno, complicità, auto organizzazione per la soddisfazione dei bisogni di tutti e tutte.

Sicurezza non è certo vivere in un Paese i cui maggiori introiti economici sono per chi fabbrica e vende armi utilizzate in guerre e genocidi a difesa di interessi economici, egemonici e di rapina di materie prime in tanti luoghi di questo mondo.

Al Laurentino 38, una passeggiata per la legalità organizzata da Don Coluccia ha recentemente dipinto in TV il nostro quartiere come uno dei posti più brutti al mondo. Quando si parla così di un quartiere, l’umiliazione è rivolta a chi lo abita.

A pochi giorni dalle festività vogliamo dare fastidio e dire la nostra davanti ad uno dei luoghi di sfruttamento e consumo che riguardano il nostro quartiere, accanto a chi fabbrica e vende morte per le guerre in tutto il mondo, davanti a chi pattuglia quartieri e invade altri Paesi.

Facciamo appello ai nostri compagni/e/x e a chi vive nelle periferie per aggiungersi a noi venerdì 20 DICEMBRE 2024 alle ore 17, ore 16:30 per una MANIFESTAZIONE su via Laurentina tra la sede di Leonardo Spa, il centro commerciale Maximo e la città militare.

Appuntamento all’incrocio tra via Laurentina e via Celine.

Disertiamo le guerre

Guastiamo le feste a chi predica pace e causa solo miseria e morte

Dopo aver partecipato all’assemblea pubblica di ieri a La Sapienza, abbiamo scelto di anticipare la manifestazione alle ore 16.30 di venerdì 20 dicembre.

Per dimostrare solidarietà alla rivoluzione del Rojava e tenere alta l’attenzione sulla Siria dopo la caduta del regime, a Roma si tornerà in strada in diverse occasioni. Per evitare sovrapposizioni e semplificare la partecipazione abbiamo scelto di anticipare preventivamente l’orario dell’appuntamento di lotta che avevamo già annunciato.

Domenica 14 Luglio – Il grido delle periferie prende forza in strada – Concerto RAP autogestito nel quartiere Laurentino 38

Domenica 14 luglio

vi invitiamo a condividere la strada del quartiere Laurentino 38 per un concerto rap autogestito.

Un’occasione di socialità fuori dal consumo dei locali, fuori dall’oppressione del lavoro.

Un’occasione per dimostrarci la bellezza delle relazioni solidali e regalarci del divertimento.

Alle ore 18 (puntuali!) affacciatevi dalle finestre o raggiungeteci da altri quartieri, seguite la musica e unitevi a noi.

ANNULLATO – Vogliono sgomberare L38Squat – Venerdi 1 Marzo – Andiamo noi a casa loro

Con immenso dolore dobbiamo annunciarvi che il IX municipio ha annullato la propria iniziativa autocelebrativa.
Quello che doveva essere un bilancio del proprio operato nel quartiere, poiché fatto solo di violenza e null’altro, non avrà luogo nella sala consiliare del Laurentino 38.
🤷‍♀🤷‍♀🤷‍♀🤷‍♀🤷‍♀🤷‍♀

Abbiamo quindi scelto di annullare la manifestazione organizzata insieme ai compagni e alle compagne del resto della città e partecipare direttamente alle 18.30 all’appuntamento al Pigneto contro i centri di espulsione.

Chiediamo a tuttx di restare in contatto, abbiamo un calendario fitto di iniziative al sesto ponte e in strada. Grazie immensamente per i comunicati di solidarietà che state scrivendo in questi giorni.

L38Squat non si sgombera
Guai a chi ci tocca


Ecco il bilancio del IX Municipio a colpi di selfie e aperitivi tra la borghesia romana

  • Persone buttate in strada senza casa
  • Un inceneritore a due passi dal Laurentino per avvelenarci l’aria
  • Cantieri ricettacoli di irregolarità e violenze
  • Attacco alle realtà culturali
  • Deserto sociale

Venerdi 1 Marzo, ore 15:00

Manifestazione davanti alla Sala Consiliare del Municipio IX

Largo Peter Benenson

10 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE A ROMA – DALL’UNGHERIA ALLA PALESTINA: FREE THEM ALL

10 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE A ROMA, ore 14 Piazza Sassari:

DALL’UNGHERIA ALLA
PALESTINA: FREE THEM ALL

I mesi di gennaio e febbraio sono mesi densi di commemorazioni di Stato le cui narrazioni vengono plasmate, rielaborate e strumentalizzate a seconda degli interessi che il potere intende perseguire: così la Giornata della Memoria diventa un’occasione per attaccare la solidarietà alla resistenza palestinese e il ricordo delle foibe un’ulteriore occasione per dare agibilità e legittimazione ai fascisti.

Siamo gli/le stess* che sono stat* l’anno scorso al fianco di Alfredo Cospito, attraversando strade e piazze di questa città, durante i suoi lunghi mesi di sciopero della fame contro il regime carcerario del 41bis e la pena dell’ergastolo ostativo.
Situazione attuale che, ricordiamo, vede ancora Alfredo al 41bis.
Siamo contro alla finta pace che impongono al proprio interno questi Stati assassini e guerrafondai, che altro non è che la guerra a tutte le possibili forme di dissenso o ribellione.
In questi tempi lo Stato ha la necessità di serrare i ranghi: non ci devono essere defezioni né contrasti alle scelte intraprese dai governi. E il consenso quando non lo si ottiene con le buone bisogna ottenerlo con le cattive.

A ciò facciamo risalire la fetida ventata di fascismo, vecchio e nuovo, che si abbatte su questa parte di mondo e non solo, e contro la quale, come sempre, ci mobilitiamo.

-Siamo dalla parte degli antifascisti e delle antifasciste che tra il 9 e l’11 febbraio dell’anno scorso hanno provato a interrompere la liturgia commemorativa del “Giorno dell’Onore” a Budapest.

A fianco a Ilaria, Maja, Tobias, Gabriele e altr* compagn*, e contro il pugno duro della repressione che oggi si abbatte su di loro, e quindi su tuttx noi.
Nell’ambito di una sempre più fitta collaborazione tra Stati e polizie europee, il tentativo degli inquirenti è quello di collegare le azioni avvenute in Ungheria ad un ben più ampio procedimento aperto in Germania a partire dal 2018: la cosiddetta inchiesta “AntifaOst” che vede imputati numerosi compagni e compagne tedesche accusate di aggressioni ai danni di esponenti di spicco del mondo neonazista tedesco.

Ci teniamo a porre l’attenzione sui compagni e compagne coinvolte nell’operazione appena descritta e in particolare su Gabriele, il quale ha l’udienza per l’estradizione il 13 febbraio.

-Siamo coloro che della storia non dimenticano l’orrore dei lager, al cui interno furono massacrati e umiliati ebrei, persone di origine Rom, omosessuali, dissidenti politici e persone affette da sofferenza psichica, ma anche coloro che da sempre sono al fianco della lotta di liberazione palestinese contro lo stato sionista di Israele, intrinsecamente colonizzatore e razzista.

Quello che accade in Palestina comincia qui con la cooperazione bellica dell’esercito e gli affari di Leonardo, con i saccheggi di Eni nel mediterraneo e con la repressione di chiunque si esprima contro il genocidio in corso.

Caso esemplare, la situazione di Seif, per il quale vorrebbero togliere lo stato di rifugiato politico solamente per aver espresso sulla propria pagina Instagram un post in solidarietà con la resistenza palestinese.

-Siamo gli/le stess* che sono a fianco delle lotte delle persone immigrate che abitano i nostri quartieri e/o che lavorano nelle campagne, delle persone in carcere, di chi è sfruttat*, esclus* e post* sempre più ai margini di questa società, destinata ad un futuro in cui una larghissima parte della popolazione verrà ritenuta e trattata come merce in eccedenza.

-Siamo a fianco di Juan, il quale è stato dichiarato, il 26 gennaio u.s. dalla Corte di Cassazione, definitivamente responsabile di un’azione esplosiva, alla sede della Lega di Villorba (TV) con una sentenza a 14 anni di pena. L’iniziale capo d’imputazione era quello di strage nonostante non ci fosse stata nessuna persona lesa ma poi, nel corso del processo, il pubblico ministero ha derubricato il capo di imputazione con “attentato con aggravante di terrorismo”, chiedendo però la condanna esemplare a 28 anni, scesa a 14 nel grado di appello.

Questo processo è iniziato con un’accusa di strage politica, cioè lo stesso capo d’imputazione per cui sono stati condannati il compagno Alfredo Cospito e la compagna Anna Beniamino.
Quella stessa Lega che per anni ha alimentato l’odio populista nei confronti delle persone immigrate.

Decreti su decreti, proposti e attuati dagli esaltati livorosi razzisti esponenti di quel partito, e non solo, volti a reprimere l’immigrazione e tutte le lotte. Ricordando inoltre che il suo leader Salvini, attuale Ministro delle Infrastrutture, ha chiamato una manifestazione a Milano in solidarietà ad
Israele, il 5 novembre dello scorso anno, al grido di “Fascista chi è contro Israele”.

Questo 10 febbraio vogliamo porci dalla parte di chi lotta, di chi non ci sta, di chi non vuole stare a guardare o, peggio, voltare altrove lo sguardo, rassegnat* e inerme di fronte all’orrore quotidiano di cui è pregna questa fase storica.

Dalla parte di chi, giorno dopo giorno, sabota, inceppa, rallenta o resiste alle barbarie del presente.

Ci vediamo sabato 10 Febbraio alle ore 14 a Piazza Sassari, nei pressi dell’ambasciata ungherese, per raggiungere insieme il corteo della Palestina.

Assemblea di solidarietà e lotta