OGNI PONTE È LO SPECCHIO DEL QUARTIERE

OGNI PONTE È LO SPECCHIO DEL QUARTIERE

Lo sono i ponti abbattuti, quelli vissuti e quelli abitati.

Da quando il V ponte è uno scheletro, 6 donne continuano a vivere tra le macerie per ottenere una casa per tutte. La manutenzione, da sempre a cura della popolazione occupante, è stata sospesa da quando si è aperto uno spiraglio per avere un vero alloggio dopo 30 anni di battaglie.

Perdite d’acqua, rischio crolli e impedimenti a vivere in un contesto salubre sono problemi che devono riguardare tutte le persone che hanno a cuore il Laurentino 38, non solo chi nelle difficoltà ci si ritrova con tutte le scarpe. Il problema non è solo la monnezza per strada che Gualtieri pensa di risolvere con i video promozionali di qualche spazzata di Ama a via Sapori. Il quartiere, nella sua storia, ha saputo dimostrare come ci si supporta nel quotidiano e come non lasciare nessuna e nessuno solo con i propri guai. Questa attitudine spesso appartiene proprio a chi si è fatta le spalle larghe per potersi guadagnare una vita che nessuno gli ha regalato.

Con il progressivo svuotamento del piano inferiore del VI ponte, la situazione attuale del V ponte potrebbe riproporsi a specchio. Non ci vuole un genio a supporlo e non accettiamo che l’incuria di Ater venga utilizzata come pretesto per minacciare la volontà del “centro sociale” L38SQUAT di restare dov’è: al centro del quartiere.

“Quando siamo entrati il ponte era spappolato”

Queste sono le parole di uno dei primi occupanti del VI ponte che in qualche modo rendono l’idea delle condizioni in cui trovarono la struttura nel lontano 1991, quando l’Ater (che ai tempi si chiamava IACP) l’aveva lasciata in stato d’abbandono.

Lo spazio, già occupato in passato dalla lotta per la casa, era privo di finestre, porte, servizi sanitari, impianti elettrici ed idraulici. Molte pareti interne erano malridotte, c’erano buchi tra stanza e stanza. Mano a mano che ci siamo mess* a riparare e restaurare delle aree, abbiamo trovato nascoste in alcune intercapedini delle macerie o dei rifiuti del passato,
segni di vite precedenti… un pallone da calcio, un termosifone, una vecchia radio, montagne di calcinacci. Con infinita pazienza abbiamo risanato uno spazio enorme facendo un pezzettino alla volta, contando solo sulla nostra tenacia e sul supporto economico delle sottoscrizioni raccolte durante le centinaia di iniziative, cene e concerti che ben raccontano la nostra storia.

Nel tempo, grazie alla pratica del “do it yourself”, ovvero del risolversi i problemi da sé senza pagare un/una professionista per farlo, abbiamo imparato come prenderci cura della struttura, apprendendo teoria e pratica della manutenzione e tramandandola tra di noi.
Elettricità, idraulica, carpenteria, muratura sono ora alla portata di noi tutt* e ognun* di noi sa cosa fare quando si manifesta un problema. In questo modo abbiamo potuto resistere per 32 anni cercando di vivere dignitosamente e tentando di migliorare la qualità di vita di anno
in anno.
Nel 2002 ATER smise di fare manutenzione sulle strutture dei ponti 5-6-7-8-9-10-11, non a caso di lì a poco le strutture più usate (ovvero quelle in cui la gente ci viveva) hanno iniziato a dare notevoli segni di cedimento strutturale.

La scelta criminale dell’ATER, di lasciare senza manutenzione il tetto di una struttura i cui muri interni sono di gesso, è stata arginata solo perchè ogni anno abbiamo passato l’estate a rifare la guaina e a monitorare che la situazione non peggiorasse. Allo stesso modo ci occupiamo ancora degli scarichi dell’acqua piovana del ponte, che puntualmente si rompono
quando la ghiaia viene trascinata nei tubi dalle piogge torrenziali. Gli impianti elettrici avrebbero ceduto se non ci fossimo curati dell’intero ponte e se non avessimo adottato delle misure di abbassamento dei consumi e di conseguenza dell’assorbimento.
Gli impianti idraulici esterni sono tutti da controllare, diverse volte ci sono state rotture importanti che hanno rischiato di danneggiare gravemente la struttura, ma siamo sempre riuscit* ad intervenire tempestivamente.

Oltre alle competenze maturate sul campo, abbiamo condiviso le nostre pratiche con altri spazi occupati ed autogestiti di Roma e del mondo, mettendo a frutto quei concetti che oggi vengono chiamati “ecodesign” dagli accademici. Abbiamo infatti ridotto l’impatto ambientale della struttura partendo dalle nostre abitudini e adottando soluzioni semplici
come la condivisione di aree comuni per consumare meno,  scaldare/raffreddare meglio gli ambienti per cucinare o lavarsi. Ogni casa ha una cucina condivisa tra più persone, la foresteria ha una sua cucina che viene usata anche per le attività del centro sociale, abbiamo
uno spazio che funge da lavanderia, riuscendo con sole due lavatrici a sopperire alle necessità di oltre 20 persone. Ogni volta che abbiamo potuto, abbiamo scelto tecnologie meno inquinanti e più efficienti.

Abbiamo ridotto l’immisione di tonnellate e tonnellate di CO2 nell’ambiente perché abbiamo un laboratorio dove ripariamo, rigeneriamo e doniamo computer alle persone in difficoltà, dove proviamo a riparare piccoli o grandi elettrodomestici destinati alla discarica e dove sperimentiamo quel poco di riciclo creativo che riesce ad avere anche del senso pratico.
Ora siamo ad un passo da un grande obiettivo, ovvero rendere la struttura autonoma producendo acqua ed elettricità per poter abbandonare del tutto il rapporto con le infrastrutture nocive proposte dallo stato.

Non chiediamo il permesso per vivere liberx.

Non abbandoneremo un sogno perché sappiamo che può essere un
esempio positivo per tutte e tutti.

Giù le mani da L38SQUAT

Case per tutte e tutti

Cronache di ordinaria speculazione edilizia al Laurentino38

Al Laurentino 38 è in corso un progetto di riqualificazione finanziato con fondi europei da Ater e Regione Lazio. Il progetto si sovrappone a quello già approvato e finanziato da un vecchio piano regolatore, dunque sugli stessi immobili vigono due finanziamenti di due distinti e diversi progetti. Un progetto prevede di sviluppare l’economia del quartiere all’interno della struttura ponte, tra attività commerciali e servizi per la popolazione, l’altro invece, giunto improvvisamente alla sua realizzazione, prevede l’abitabilità della struttura ponte, ribaltando completamente l’idea stessa con cui è stato progettato l’intero quartiere.

Quest’anno, dopo il censimento degli abitanti del V e VI ponte avvenuto 4 anni fa, l’Ater ha iniziato ad assegnare alloggi provvisori agli abitanti del V ponte e parallelamente a sventrare la struttura. Le assegnazioni sono state seguite passo passo da un comitato di abitanti quasi interamente composto da donne determinate a far valere i propri diritti. Da mesi ci sono alcune famiglie costrette a vivere tra le macerie, con ratti e spazzatura ovunque, poiché considerate non aventi titolo ad un’assegnazione provvisoria di un alloggio solamente perché arrivate dopo il censimento. In questi giorni, operai e funzionari Ater minacciano l’intervento della forza pubblica senza dare alcuna soluzione, ovvero un tetto, alle famiglie che vivono, studiano e lavorano nel quartiere e che sono costrette a rischiare la salute, o ancor peggio la vita con il pericolo di crolli, pur di ottenere un posto dove vivere serenamente.

NON CHIEDIAMO IL PERMESSO PER VIVERE LIBERX

NON CHIEDIAMO IL PERMESSO PER VIVERE LIBERX

È ormai noto che anche il quartiere Laurentino 38 sta vivendo un’ondata di riqualificazione radicale come accade in altre parti della città.
 
Un quartiere lasciato all’abbandono per decenni viene colpito da progetti di speculazione che ricadono pesantemente su chi abita la nostra borgata.
Come scrivevamo a maggio scorso, siamo felici di vedere assegnate le case a chi resiste da anni in condizioni di vita difficili ma il processo in corso mira a cambiare profondamente la natura del quartiere, a partire dalla popolazione stessa che lo abita.
 
Al sesto ponte del Laurentino 38, da febbraio del 1991, esiste e resiste quello che inizialmente era conosciuto come Laurentinokkupato ed ora L38Squat. Da più di 32 anni è un luogo di relazioni, controcultura ed autogestione in un quartiere dormitorio privo di servizi. Uno spazio dove i desideri prendono forma, una casa per chi vuole vivere insieme  e spalleggiarsi nella vita.
 
Ad oggi lo squat è minacciato di sgombero e ci è sembrata una buona idea quella di rispondere strabordando, ancora una volta, nelle strade del quartiere con una serata di musica autoprodotta, interventi e aggiornamenti sui ponti del Laurentino 38.
 
Invitiamo chi ci ha conosciutx in questi 32 anni di occupazione e autogestione e chi ancora non ci ha incontrat* nelle lotte a raggiungerci domenica 9 luglio per un’iniziativa dalle ore 19.
 
Coscienti che il nostro spazio occupato non sarà né il primo né l’ultimo della città ad essere sotto attacco confidiamo in un’ampia partecipazione.
 
Consapevoli di combattere ad armi impari, scegliamo comunque la lotta, una volta ancora!
 
 
DOMENICA 9 LUGLIO VI ASPETTIAMO DALLE 19 NEL QUARTIERE LAURENTINO 38….
SEGUITE LA MUSICA!
CI VEDIAMO IN STRADA!
 
L38SQUAT

I muri abbattuti diventano Ponti

I muri abbattuti diventano Ponti

Era questo il concetto e l’idea dell’architetto Piero Barucci, padre del progetto che ha visto a metà anni ’80 la nascita dei ponti del Laurentino 38. Con la sua recente scomparsa va a sgretolarsi la grande intuizione che ebbe riguardo una differente idea di sviluppo della nostra zona in cui, al centro di un’estesa area verde, ci fosse un quartiere autosufficiente pulsante di vita e socialità. Infatti, originariamente, il progetto prevedeva la nascita, nei locali delle strutture ponte, di servizi e attività di vario tipo che andassero a soddisfare le differenti necessità della popolazione del Laurentino 38. Però non fu così, i servizi non vennero erogati da subito e le attività aprirono in minima parte e, di lì a poco, l’importante emergenza abitativa che già da quegli anni era presente in città ha fatto sì che, gli stessi locali destinati a servizi e negozi venissero invece poi occupati da nuclei familiari e/o giovani del quartiere.

È in questo contesto che il Laurentino 38 diventa uno dei tanti quartieri dormitorio della città, tutto l’opposto riguardo l’intuizione di Barucci. Un quartiere in cui, per almeno 20 anni dalla sua nascita, nessuna istituzione ha fatto qualcosa per migliorarlo destinandolo, di fatto, ad un periodo di lungo abbandono che festeggia ora i suoi 40 anni. Lo stesso Barucci, in un’intervista di sette anni fa, asserisce che il motivo per cui la sua idea di progetto sia fallita fosse da attribuire ad una “irriducibile rivalità scoppiata tra due corpi separati della pubblica amministrazione, Comune di Roma ed ex IACP (oggi ATER), che hanno cominciato a litigare, opporsi e farsi dispetti per seguire delle tematiche legate alla propria visibilità ed ai propri interessi invece di curare il bene collettivo”.

Un quartiere, il nostro, pieno di contraddizioni di diversa provenienza. Ad esempio, ai lati de Laurentino 38, sorgono due mostri del sistema di consumo di massa come i centri commerciali Euroma2 e Maximo. Intorno e di fianco del Laurentino 38 sono sorti, alcuni prima ed altri dopo, quartieri bene il cui tenore di vita è nettamente superiore a quello che si vive a poche centinaia di metri di distanza. La differenza tra il Laurentino 38 ed i luoghi come viale Cesare Pavese o come il lussuoso edificio EuroSky dell’EUR, passando per le ville miliardarie adiacenti lo Shangri-la ed il Fungo sempre in zona Eur (quartieri, quelli, ben tenuti), e’ la cura che viene dedicata alle differenti zone. Al Laurentino 38, invece, le uniche attenzioni che hanno avuto il coraggio di avere sono state dedicate alle sedi di alcune tra le più grandi multinazionali della guerra come la Selex di proprietà di Leonardo, delle nanotecnologie come la HP e degli OGM come la Procter & Gamble. Per queste multinazionali e centri commerciali, gli aiuti del Municipio, della Regione, la fornitura di servizi e manutenzione non sono mai mancati ed, al contrario, in 40 anni non si è riusciti a far vivere dignitosamente le circa 30.000 famiglie abitanti del Laurentino 38.

Sin dal principio il quartiere Laurentino 38 è stato uno degli scenari preferiti dalla speculazione immobiliare, un’area di terreni e immobili pubblici così vasta, all’interno di un quartiere in emergenza costante, ha fatto gola a molti nel tempo. Hanno dilaniato la zona attraverso diversi progetti così detti di “riqualificazione” sempre prontamente appoggiati dai politici di turno per farne il loro personale trampolino di lancio, portando una temporanea attenzione sulle problematiche della zona senza però intervenire in modo sufficiente e fermandosi spesso ad interventi di facciata.

Il progetto che al momento include il Laurentino 38, a differenza di altri quartieri, ha sempre ed esclusivamente interessato l’aspetto estetico degli edifici che l’ATER spera ancora di poter recuperare con una ristrutturazione sommaria ed una vendita sottobanco per cercare di colmare gli enormi debiti che continua ad accumulare proprio per non saper gestire l’immenso patrimonio che possiede. Non c’è alcuna preoccupazione piuttosto verso l’aspetto strutturale, sociale e culturale. Le poche scuole non attrezzate abbinate ad un alto tasso di abbandono scolastico ed i lavori precari associati ad un alto tasso di disoccupazione non hanno di certo migliorato l’esistenza di chi vive al Laurentino 38. Di questo non si parla in questo ennesimo progetto.

Attualmente il progetto prevede la bonifica delle strutture ponte al fine di renderle a norma ed essere finalmente vivibili da nuclei familiari o persone single e, in alcuni casi, costruire una biblioteca ed una palestra a pagamento smantellando il luogo in cui sono già da decine di anni a disposizione del quartiere e di tutti e tutte gratuitamente. Questi progetti speculativi portano così tanta ricchezza nelle tasche di chi li appoggia che riescono a trovare sempre un fronte unico di sostenitori. Per cui banche, imprese edili, politici vari che partono dai delegati alla rigenerazione urbana degli uffici della Regione Lazio, passando per gli assessori responsabili delle politiche abitative del Comune di Roma ed i tecnici del IX Municipio, per arrivare a fare l’occhiolino agli uffici dell’ATER, hanno necessità di dover far credere che il problema più grande di questa zona siano i fatti di cronaca nera raccontati puntualmente dalle testate giornalistiche proprietà di banche o colluse con le lobby del mattone, evitando di affrontare i problemi più impellenti come la mancanza di case, servizi, di cure, di lavoro, di mezzi pubblici per accogliere ed accudire i 30.000 abitanti del Laurentino 38. Azioni mediatiche giustificate da interventi delle forze repressive dello Stato con retate portate avanti, per lo più, ai danni di giovani sottoproletari del quartiere che vivono problematiche di vario genere che vanno dall’economico per arrivare al sociale. Inoltre una costante spinta che soffia verso una continua fascistizzazione della società, portata anche avanti a causa di curiose rivisitazioni della storia messe in atto da parte di note personalità del governo attualmente in carica, parla, oggi più che mai, alla pancia delle persone dei quartieri popolari spesso pronte a ben digerire il discorso “prima gli italiani”. Ebbene, lo vogliamo dire forte e chiaro, i nostri nemici sono tutti questi attori e fattori che, insieme, giocano una partita volta a far vincere chi di solito intasca soldi a discapito di chi tutti i giorni vive nelle borgate.

L’attuale progetto che interessa quinto e sesto ponte è ricaduto, e continuerà ad agire, sui nuclei familiari delle persone occupanti e sul sesto ponte luogo in cui da sempre, oltre ai nuclei familiari occupanti, è stato il ponte del sociale in quanto sono stati presenti associazioni come la Comunità di Sant’Egidio, sindacati come Asia, la sede dell’ANPI ed il centro sociale Laurentinokkupato/L38Squat che, dal febbraio del 1991, esprime socialità, controcultura ed autogestione. Sia ben chiaro, come già comunicato a suo tempo, vogliamo casa per tutte e tutti, che siano persone censite o meno, o che provengano da qualsiasi parte del mondo. Da alcune settimane abbiamo notato un’accelerazione nei lavori relativi a questo progetto: essendo ben visibili reti e recinzioni al centro dell’anello stradale al di sotto del quinto ponte e vedendo operai e Bobcat all’interno del quinto ponte intenti nei lavori di demolizione degli appartamenti al momento liberi. Inoltre, alla luce di ciò che sta avvenendo al quinto ponte, sembra che questo potrebbe avvenire prossimamente anche al sesto ponte. Facciamo appello al quartiere a tenere gli occhi bene aperti e vigilare affinché si possa manifestare la massima solidarietà verso quelle famiglie che, da più di trent’anni, aspettano di vedere finalmente risolto il problema della casa e che, a queste persone, venga assegnata quanto prima un’abitazione degna. Allo stesso tempo, sostenendo la causa di casa per tutte e tutti, siamo fermi nel dire che L38Squat non si tocca.

11° Discamping – Contro discariche, inceneritori, bio metano e politche industrialiste dei rifiuti

11° Discamping – Contro discariche, inceneritori, bio metano e politche industrialiste dei rifiuti

A distanza di 23 anni dalla prima nostra denuncia dei danni provocati dalla discarica di Roncigliano facciamo ancora i conti con esalazioni pestilenziali, inquinamento delle falde e abbancamento di qualunque tipo di rifiuto, benché sottoposto a trattamento “preliminare” di TMB, TBM, TM.
Dopo 5 anni di fermo, la discarica ha ingoiato quasi 100.000T di rifiuti tra il 2 agosto 2021 e l’11 marzo del 2022 e poi ancora 30.000 tra luglio e agosto appena trascorsi.
Al nostro pallottoliere abbiamo largamente superato le 450.000T autorizzate dalla VIA del 2009, ma nessuno, Area Rifiuti della regione, comune di Albano, meno che mai Area Metropolitana e comune di Roma, riesce a produrre una misura che contrasti la fantasmagorica previsione di Ecoambiente che dà ancora disponibili al marzo scorso, 159.000 metri cubi .
Con la seconda ordinanza, Gualtieri arriva a sversare anche rifiuti provenienti dalla RIDA di Aprilia con un nuovo codice CER e il disastro cresce.
Oggi gli sversamenti avvengono a 4,5 metri sopra il piano di campagna e Ecoambiente, “sotto lo sguardo vigile” dei commissari antimafia si prepara a salire al 2° piano.
È ovvio che non si può aspettare il 15 novembre, scadenza della Gualtieri 2.
A rendere più amena la situazione la nuova amministrazione di destra non fa partire il cantiere delle fogne e ha tentato perfino di togliere l’acqua con le cisterne mentre ventila ritorsioni contro gli abitanti “irrequieti” dei villaggi.

NEL FRATTEMPO GUALTIERI HA PORTATO A “VAS” IL SUO PIANO COMUNALE DEI RIFIUTI. SI CONFERMA IL GRANDE INCENERITORE A S. PALOMBA, LA DISCARICA DI SERVIZIO E I GRANDI BIOMETANO A ROMA NORD. Tutto è stato portato a VAS senza nulla dire sulle specifiche industriali dell’inceneritore, sulla natura e le quantità delle emissioni, sui consumi d’acqua, rimane ignoto quindi su cosa dovrebbe essere svolta la “valutazione ambientale”, la novità invece è che si farà a meno del pretrattamento”, quindi il rifiuto andrà direttamente dal cassonetto all’inceneritore, un combustibile” con ridotta capacità calorica, fortemente disomogeneo che condanna l’impianto a un deperimento precoce.
Analoghe considerazioni si possono fare per i biodigestori anaerobici, largamente finanziati dal PNRR rispondono esclusivamente a un piano di avvelenamento nazionale di terreni, colture e allevamenti.

NESSUNO CI SALVERA’ DA QUESTI PREDATORI SE NON LA NOSTRA CAPACITA’ DI LOTTA, DI OPPOSIZIONE, DI CONTINUITA’ DI INZIATIVA.

Coordinamento contro l’inceneritore di Albano
Presidio permanente contro la discarica

L38Squat è sotto sgombero

L38Squat è sotto sgombero

la riqualificazione è potere, l’autogestione è possibilità

Sono anni che si susseguono notizie riguardo un mega progetto di riqualificazione che riguarda il quartiere Laurentino 38. Ora i soldi ci sono e l’urgenza attuativa è data dalla campagna elettorale.
Che il quartiere, abbandonato da decenni, sia ormai “fuori posto” è evidente a chiunque conosca questo quadrante. Basta guardarsi intorno e “i ponti” sono un corridoio di esclusione tra un centro commerciale e l’altro, con una città che si espande e spinge lontano chi non può permettersela.
Siamo ottima manodopera per i poli commerciali ma sempre più in ginocchio per il carovita.

Chiariamo da subito che L38Squat non ha alcun accordo per il ricollocamento del centro sociale, come dichiarato dalla regione a romatoday in un articolo del 18 agosto.
Qui stiamo e qui restiamo per diverse ragioni.
31 anni di occupazione significano l’autocostruzione di ogni singolo centimetro in base alle necessità, ai desideri e alle passioni di chi, da tutto il mondo, ha attraversato il sesto ponte.
Per portare via 31 anni di autogestione ci metteremmo circa 31 anni a smontare tutto.
Occupare una buona porzione del sesto ponte per noi ha significato prendersi cura di tutto lo stabile, con i nostri sforzi, con l’assenza dell’IACP e dell’Ater dopo e in comune accordo con le altre realtà presenti. Ogni problema ci è costato mesi di fatiche, confronti, iniziative per raccogliere i fondi e la materialità dei lavori.
Non ci siamo mai considerati proprietari. Qui ci si prende cura dello spazio per darci la possibilità di vivere meglio di come previsto dal sistema di sfruttamento e per lasciare questa stessa possibilità al prossimo.
Noi abbiamo scelto di non essere proprietari ma l’Ater non può reclamare alcuna appartenenza vista l’incuria e la sua sete di affari.


I progetti di giovani architetti che chiamano co-housing con book corner, residenze universitarie o case per single i modelli abitativi di una società atomizzata e violenta, schiacciata dal profitto e dalla miseria, ci fanno tremare i polsi.
In quartiere ci sono persone sole, in un sistema sociale dove devi avere una famiglia a tutti i costi per raccogliere due soldi per campare. Chi sarebbero questi “single”? Non stiamo mica tra gli artisti del Pigneto o nella super cool Porta Venezia a Milano…
Il progetto di Ater e regione non cambierà la condizione di emarginazione e povertà.

Abitare insieme per noi significa darci una mano e darla anche a chi non conosciamo.
Avere una biblioteca autogestita significa avere migliaia di testi a disposizione che fanno parte della nostra storia. Non l’editoria usa e getta ma proprio testi irrinunciabili.
Attivare una palestra per noi ha significato prendersi cura l’un l’altrə, avere come obiettivo la salute e mai la competizione e il machismo.
Ci prenderemo altro spazio per raccontare chi siamo e cos’è quest’occupazione ma ci preme sottolineare che non si tratta di mura e che non c’è alcuna neutralità in tutto quello che c’è dentro. Queste possibilità, per tutti/e e gratuite, non sono sostituibili.

Conosciamo bene la condizione abitativa in quartiere, come abbiamo già detto e dimostrato, vogliamo una casa per tutte e tutti e resteremo al sesto ponte, al centro del quartiere Laurentino 38.
Qui continueremo a stare al fianco di chiunque ha a che fare con la repressione o con la dilagante miseria e vuole affrontare i problemi insieme.
Se vogliono iniziare un progetto che dovrebbe “regalare grande prestigio al quartiere” attaccando noi per primi ci troveranno pronti a difendere, non solo la storia, ma un futuro insieme.

Occupanti del sesto ponte – L38Squat

Qui di seguito alcuni articoli di giornale che parlano del suddetto progetto di riqualificazione:
     https://www.ilfaroonline.it/2021/11/11/laurentino-38-presentato-il-progetto-ater-da-oltre-7-milioni-per-56-nuovi-alloggi/446431/
     
     https://www.romatoday.it/zone/eur/laurentino/riqualificazione-ponti-laurentino-56-alloggi-come-saranno.html
     
  https://urloweb.com/municipi/municipio-ix/laurentino-38-progetti-e-iniziative-per-rilanciare-vivibilita-e-socialita-del-quartiere/
  
   https://ilcaffe.tv/articolo/66951/la-riqualificazione-del-laurentino-38-passa-dal-cohousing

 

L38 SQUAT BAJO AMENAZA DE DESALOJO

La remodelación es el poder, la autogestión es lo posible

Hace ya muchos años que venimos escuchando rumores alrededor de un mega-proyecto de remodelación de nuestro barrio Laurentino 38 en el sur de Roma (Italia), pero esta vez llegó el dinero y se les hizo urgente el proyecto por la agenda marcada por las campañas electorales.

Cualquiera que conoce esta zona de Roma sabe que este barrio, abandonado por las instituciones desde hace décadas, es algo “afuera de lugar”; los así llamados “Puentes” son corredores de exclusión entre un polo comercial y otro, en una ciudad que se expande continuamente empujando cada vez más lejos a sus habitantes más pobres. Para ellos sólo somos óptima mano de obra para sus polos comerciales, mientras sobrevivimos arrodillados por la imparable inflación.

Dejamos muy claro desde el principio que L38SQUAT (centro social tomado desde el 1992 por jóvenes del barrio y no sólo) no ha negociado ninguna reubicación, tal y como mencionado en el periódico Roma Today el día 18 de agosto. Aquí estamos y aquí quedamos, por muchas razones.
31 años de ocupación significan que cada centímetro de este centro social ha sido auto-construido en base a las necesidades y pasiones de quienes, desde todo el mundo, han vivido nuestro espacio. Para llevarnos 31 años de autogestión, necesitaríamos otros 31 años para desarmar todo. De hecho ocupar una buena porción del Sexto Puente ha significado cuidar el espacio, con nuestros esfuerzos y de común acuerdo con otras realidades presentes, a pesar de la ausencia del IACP primero y del ATER después (Institutos Públicos por la Vivienda Popular, ndt). Cada problema nos ha costado meses de reuniones, discusiones, eventos de recolección de fondos y, a parte, el esfuerzo de los trabajos físicos de remodelación. Nunca nos hemos considerados propietarios de estos inmuebles, acá se cuida el edificio para darnos la posibilidad de vivir mejor de como prevé el sistema de explotación y para dejar este espacio en mejores condiciones al prójimo. Nosostr@s escogimos no ser propietarios pero el ATER no tiene derecho alguno a reclamar el espacio, quedando manifiesto su abandono durante años y su sed de negocios ahora.

Los proyectos de los jóvenes arquitectos que nos remplazarían se llaman co-housing con book corner, residencias universitarias o departamentos para single, modelos habitacionales de una sociedad atomizadora y violenta. Todo eso nos hace temblar las manos de coraje: en el barrio hay muchas personas solas, en un sistema social en donde tienes que juntarte en parejas para reunir los dos sueldos para sobrevivir: ¿Quiénes serían estos single? Acá no estamos en los barrios de los artistas del Pigneto o de la “cool” Porta Venezia de Milán. El proyecto de remodelación del ATER no cambiará las condiciones de marginación y de pobreza de Laurentino 38.
Vivir juntos para nosotros significa ayudarnos y ayudar también a quien no conocemos. Tener una biblioteca autogestionada significa tener miles de textos a disposición que son parte de nuestra historia… y no las editoriales consume y tira sino textos realmente imprescindibles. Activar un gimnasio significa para nosotros cuidarnos, cuidar nuestra salud y no para competir, nunca significó machismo. Nos tomaremos más espacio en otro comunicado para contarnos pero que quede claro que no se trata de cuatro paredes sustituibles, que no hay neutralidad en todo lo que hay aquí, que estos espacios y posibilidades son gratuitas y para tod@s.

Conocemos muy bien el drama de las condiciones de las viviendas en el barrio, como hemos ya dicho y demostrado, exigimos casa para todas y todos y a la vez nos vamos a quedar aquí en el corazón del barrio Laurentino 38. Acá seguiremos al lado de quienes sufren la represión y la difusa miseria y quieren enfrentar los problemas juntos.
Si quieren empezar un proyecto que debería “regalar gran prestigio a la zona” atacándonos, nos encontrarán listas y listos para defender no sólo nuestra historia, sino nuestro futuro.

L@s okupas del Sexto Puente / L38SQUAT

Casa per tutte e tutti, L38Squat non si tocca!

Casa per tutte e tutti, L38Squat non si tocca!

Quando il centro commerciale Maximo ha aperto in pompa magna, non si è risparmiato il clamore su chi si sarebbe ammassato per gli acquisti e le contraddizioni che avrebbe creato con la crisi sanitaria in corso.

Consumata la notizia tutto è tornato nel silenzio.

Cosa accade in un quartiere popolare schiacciato tra due centri commerciali?

Come nel caso di Euroma2, ogni progetto legato al profitto comporta una trasformazione radicale del territorio: si percepisce il problema della mobilità, in una metropoli che deve garantire i flussi di merci e denaro, ma è necessario domandarsi da dove proviene la manodopera sfruttata nei poli di commercio e che vita viene assegnata.

Come Euroma2 anche Maximo è frutto di una generosa concessione dei patrimoni pubblici attraverso quella che hanno chiamata più volte “riqualificazione”.

Con lo sgombero delle persone occupanti dai ponti IX, X, ed XI e la successiva demolizione degli stessi, Ater, Municipio e Regione hanno dimostrato la loro totale sudditanza alla speculazione regalando letteralmente cubature pubbliche (ben tre volte tanto) per realizzare queste cattedrali di cemento private.

In questo caso, ancora una volta, l’Ater propone, con un investimento di 7milioni700mila euro tra fondi europei e della regione Lazio, un progetto di “restaurazione” di V e VI ponte, assegnando alloggi provvisori e poi definitivi a 53 nuclei censiti tra gli attuali abitanti delle due strutture.

Esclusione ed inclusione vanno di pari passo, altrimenti non esisterebbero neanche nel linguaggio.

Il progetto di riqualificazione in corso riguarda anche lo spazio occupato da L38Squat – ovvero una grande porzione del VI ponte.  Architetti/e varie si sono divertiti/e a chiamare sfacciatamente cohousing, con biblioteca, spazi in comune, studenti e categorie vulnerabili, la cubatura occupata da 31 anni da compagnx per vivere collettivamente, organizzarsi, desiderare, lottare e autogestire.

Per noi che la casa venga assegnata a chi vive in quartiere anche da 30 anni tra muri di gesso e muffa, è assolutamente un processo da affiancare per fare in modo che nessuno resti solo/a. Festeggiamo per ogni CASA assegnata e il sorriso di chi vede la luce in fondo al tunnel ci scalda il cuore. Ovviamente non auguriamo a nessunx un così lungo calvario.

In questi due anni abbiamo visto l’esercito accompagnare la consegna di pacchi alimentari inondando il quartiere di tricolori; famiglie affollate in case misere e sovraesposte al contagio, giovani obbligati a seguire la formazione scolastica da casa senza avere alcuna tecnologia a disposizione, anziani e disabili abbandonati in palazzi senza ascensori, accompagno o servizi di sussidio alcuno… Una lunga lista di atrocità che denunciamo puntualmente da anni, acuite dalla crisi pandemica, che abbiamo conosciuto da un punto di vista privilegiato, quello di chi può affrontare ogni difficoltà con la forza della collettività.

In quei centri commerciali trovano impiego molte persone del quartiere con stipendi da fame e mansioni senza prospettiva, lavori di pulizie notturne o in cooperative che gestiscono la logistica ma il prodotto è solo esclusione e miseria.

Che futuro c’è in una casa assegnata senza soldi per campare?

Che scelta può fare per costruirsi una vita autonoma, se non occupare una casa, chi vive fino all’adolescenza in occupazione per poi vedere una casa assegnata ai propri genitori ormai anziani? In questo paese se non fosse per le occupazioni, le uniche altre forme di spazi socioculturali rimarrebbero le carceri, i manicomi ed i centri di espulsione, questo è il quadro reale della situazione che ci circonda.

In tutto questo L38Squat resta della sua solita posizione: l’occupazione non si tocca, case per tutte e tutti.

Saremo in piazza sabato 29 gennaio, senza ipocrisia, dalla parte di chi lotta senza compromessi contro un sistema mortifero e violento.

Abbiamo troppo da difendere ma non ci vedrete mai strizzare l’occhio al politico di turno per vivere comodi.

L38Squat, per una vita libera insieme

Il Molino di Lugano è stato sgomberato e demolito, lunga vita al Molino!

Massima solidarietà ax compas di Lugano che in questi giorni lottano e resistono dopo lo sgombero e la demolizione del CSA Molino.
Il 29 Maggio, dopo un corteo in difesa dell’autogestione e contro il profitto e la gentrificazione, alcuni compagni e compagne hanno occupato un altro stabile abbandonato per denunciare la speculazione edilizia. La polizia ha circondato il posto appena occupato, tenendo dentro compagni e compagne mentre contemporaneamente ha iniziato lo sgombero del Molino. Questo attacco è stato affiancato dalla presenza di fascisti in strada, accorsi per dare man forte alla polizia. Successivamente, durante tutta la notte, le autorità Luganesi hanno demolito lo stabile, la vendetta per aver messo in discussione i progetti del cantone è compiuta (.

CSA Il Molino - Lugano
CSA Il Molino – Lugano

Noi di L38Squat abbiamo attraversato il Molino tante, tantissime volte. Uno spazio ed un collettivo che ci ha accolto ed ospitato facendoci sentire sempre parte della loro comunità. Negli anni siamo capitati al Molino in diverse occasioni, sin da quando lo spazio era nel bosco fuori Lugano, come nel caso delle iniziative portate avanti assieme  per far conoscere e crescere la solidarietà con le comunità zapatiste, la partecipazione alle mobilitazioni antimilitariste mentre sflilavano i carri dell’esercito in città, oppure ancora, nelle varie manifestazioni contro il World Economic Forum di Davos che ci hanno visto presenti per diversi anni o i viaggi fatti insieme in Palestina per incontrare chi lotta ogni giorno contro il colonialismo sionista.

Il Molino quando era fuori Lugano
Il Molino quando era fuori Lugano

Davos
Wipe Out Wef – Davos

Compas, vi ricordate quando a Davos abbiamo fatto un corteo camminando all’indietro? Ecco, prendiamola come una rincorsa per continuare a scagliarci contro i potenti della terra.
Ci siamo, ci saremo.
Amore e rabbia
L38 Squat