AL LAURENTINO 38 LA SPECULAZIONE NON È ABBANDONO, È UN’AGGRESSIONE VIOLENTA CONTRO IL QUARTIERE E LE NOSTRE VITE

Iniziativa nel cortile del sesto ponte al Laurentino38

Più che una novità per il Laurentino 38 è una rinnovata battaglia tra politici di diversa bandiera.

I vecchi dicono ai nuovi che i cantieri sono fermi. I nuovi dicono ai vecchi che i lavori vanno avanti nonostante i debiti lasciati dai vecchi.

Di una cosa però possiamo stare sicurx: vecchi e nuovi sono pronti a prendersi i meriti quando e se qualche “opera” verrà conclusa. Sono persino riusciti a cantare vittoria per l’inaugurazione del teatro ad Elsa Morante, che per 10 anni era stato lasciato vuoto.

Il progetto di riqualificazione del quinto e sesto ponte è una lunga scia di speculazione che solo la costante attenzione degli abitanti riesce a smascherare.

Se un cantiere illegale e succhia soldi è stato smantellato, se le perdite di acqua sono state riparate, se i lavori del quinto ponte sono lentamente ripresi e ogni giorno devono dimostrare che qualche piccola cosa succede, è solo merito di chi si attiva, monitora e porta avanti proteste e denunce sociali.

Tutto sembra come sempre ma intorno a noi le cose accadono e peggiorano.

Abbiamo vite sempre più strozzate, un quartiere sempre più spento e il cambio di destinazione d’uso del quinto e sesto ponte per mettere la parola fine alle realtà sociali e alle serrande commerciali ne è un esempio evidente.

Tutto deve scorrere inesorabilmente tra Maximo e Euroma2, i corpi devono essere numeri, le malattie un destino scritto.

La nostra più grande paura è che invece della voglia di riscatto, sia la bruttezza a prevalere nei cuori e nelle menti.  Se lo specchio del quartiere è l’immagine tremenda del cane che è stato abbandonato nel garage del sesto ponte, dobbiamo darci uno scrollone prima di sprofondare davvero.

In questi ultimi tempi la politica ha giocato le ennesime carte sporche. Un incendio nel parcheggio adiacente al municipio ha fatto parlare di intimidazioni e minacce ai politici, poco importa che a distanza di poche ore si sia chiarita l’origine.

Le dichiarazioni roboanti su RomaToday hanno solleticato Don Coluccia, il prete pallonaro antispaccio, che non si è fatto mancare una passeggiata per i ponti con la questura al seguito.

Il clima di paura e solitudine va spezzato insieme.

Per non restare in balia degli eventi.

Per pretendere una casa per tutti e tutte, per chi è nelle liste da quando è bambinx e ora vuole costruirsi una vita autonoma da persona adulta,  per chi ha o non ha i titoli secondo la burocrazia assassina.

Per resistere insieme allo sgombero del sesto ponte e difendere L38Squat.

Appuntamento venerdì 28 giugno alle ore 18 nel cortile del sesto ponte, lato via Domenico Giuliotti.

Iniziativa nel cortile del sesto ponte al Laurentino38

Facciamo rumore

Neppure le parole abbiamo più. E se le avessimo non le ascolteresti.

Per questo sbattiamo con il poco che abbiamo, con le bombolette del gas, con le brande.

Siamo invisibili, per questo cerchiamo di fare rumore, tutti insieme.

Perché sia forte, perché sia disperato, perché sia sgradevole e superi anche i pregiudizi,

quelli che stanno fuori ma anche quelli tra di noi.

Urtiamo le porte, le grate che ci soffocano, i muri che ci chiudono e ci isolano dal mondo.

Muri che hanno reso, che hai reso impenetrabili, delimitando un ghetto-lager, un mondo da dimenticare.

La vita però, come la sofferenza, non puoi farla prigioniera.

Una strada per uscire dalla gabbia, in qualche modo la troverà.

Qualcuno sentirà quella voce e non sarà stato in vano.

Perché basterebbe poco. Basterebbe che per un solo giorno queste mura sporche e grigie diventassero trasparenti.

Basterebbe che tu potessi vederci. Vedere la libertà di cui ci hai privato.

La speranza distrutta, la dignità calpestata.

Basterebbe guardarla per un giorno, questa discarica di rifiuti umani.

Dove hai confinato ogni sbaglio, dove hai buttato il disagio, la povertà, i problemi che non sai o vuoi risolvere. Sperando che così non tornino a darti fastidio, a disturbare i tuoi privilegi, il tuo aperitivo, la tua call.

Vedresti gli occhi vuoti di chi si è spento per dimenticare tutto questo, sperando che passi.

Vedresti i corpi inanimati di chi non riesce a sostenere il dolore.

Vedresti non criminali incalliti e pericolosi, ma persone.

Che spesso non trovano nessuno con energia, il coraggio e la volontà di aiutarle.

Vedresti lo sporco, il degrado.

Ci vedresti cucinare e mangiare in bagno.

Ci vedresti sdraiati nelle brande, perché in piedi in cella non c’entriamo.

Ci vedresti boccheggiare d’estate e tremare d’inverno, senza riscaldamento, senza acqua calda.

Ti basterebbe un solo sguardo per capire che queste persone non sono più umane, che senza un progetto, un lavoro, senza ricevere risposte, senza una speranza non siamo più niente.

Provaci tu a non poter chiamare la tua compagna, a dover scegliere se usare la tua unica chiamata per sentire i tuoi figli o i tuoi genitori.

Prova ad avere solo 10 maledetti minuti a settimana per comprimere tutto, ogni pensiero, ogni parola, ogni sentimento.

Prova a non sentirti solo, impotente, perso.

Basterebbe seguirci mentre arriviamo ammanettati tra la gente, ancora non giudicati, in quelle aule dove dovrebbero fare giustizia, ma ti senti colpevole anche se non lo sei, vivi la condanna prima ancora della sentenza.

Trascinati coi ferri ai polsi, chiusi dentro una gabbia più piccola della cella, sbattuti e umiliati in quei sotterranei luridi di piazzale Clodio.

Basterebbe assaggiare questo cibo, che fa schifo e comunque non basta mai.

Basterebbe finire in questo baratro per capire che i muri e le sbarre chiudono dentro anime vive e tengono fuori l’umanità, la civiltà.

Ti basterebbe vederlo, questo posto, per non poter più far finta di nulla.

Ti metteresti anche tu a sbattere con noi.

Questa volta, non girarti dall’altra parte. Posa l’aperitivo, sospendi la call, metti in pausa il film.

Prova a vedere oltre questo maledetto muro.

Detenuti in mobilitazione – Regina Coeli

Terminati i lavori nel cortile del sesto ponte

Terminati i lavori nel cortile del sesto ponte

Due pomeriggi di musica e birrette ci hanno permesso di sistemare il cortile in diversi punti, in compagnia di amicx e compagnx che sono venuti a trovarci per passare un po’ di tempo insieme.

Si tratta della normalità,  di come ci prendiamo cura degli spazi da decenni,  di come abbiamo sempre spiegato a chi abita con noi il sesto ponte che non vogliamo alcuna delega, vogliamo farlo insieme e siamo sempre disponibili.

Perché lo raccontiamo?
Perché i politici odiano i poveri e fomentano solo retate, sgomberi e progetti di speculazione. Azioni che non lasciano niente al quartiere.
Ne è dimostrazione lo sgombero avvenuto giovedì al V ponte: nessun cantiere in funzione, 3 donne con figli e animali sbattute in strada,  2 donne lasciate tra le macerie. Tutta questa fretta di fare un’operazione muscolare al Laurentino 38 è il frutto marcio della politica che mette le nostre vite nelle mani della Procura, prospettando solo polizia e sofferenza.

Andiamo avanti uniti e unite, non devono schiacciare le nostre vite.

10 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE A ROMA – DALL’UNGHERIA ALLA PALESTINA: FREE THEM ALL

10 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE A ROMA, ore 14 Piazza Sassari:

DALL’UNGHERIA ALLA
PALESTINA: FREE THEM ALL

I mesi di gennaio e febbraio sono mesi densi di commemorazioni di Stato le cui narrazioni vengono plasmate, rielaborate e strumentalizzate a seconda degli interessi che il potere intende perseguire: così la Giornata della Memoria diventa un’occasione per attaccare la solidarietà alla resistenza palestinese e il ricordo delle foibe un’ulteriore occasione per dare agibilità e legittimazione ai fascisti.

Siamo gli/le stess* che sono stat* l’anno scorso al fianco di Alfredo Cospito, attraversando strade e piazze di questa città, durante i suoi lunghi mesi di sciopero della fame contro il regime carcerario del 41bis e la pena dell’ergastolo ostativo.
Situazione attuale che, ricordiamo, vede ancora Alfredo al 41bis.
Siamo contro alla finta pace che impongono al proprio interno questi Stati assassini e guerrafondai, che altro non è che la guerra a tutte le possibili forme di dissenso o ribellione.
In questi tempi lo Stato ha la necessità di serrare i ranghi: non ci devono essere defezioni né contrasti alle scelte intraprese dai governi. E il consenso quando non lo si ottiene con le buone bisogna ottenerlo con le cattive.

A ciò facciamo risalire la fetida ventata di fascismo, vecchio e nuovo, che si abbatte su questa parte di mondo e non solo, e contro la quale, come sempre, ci mobilitiamo.

-Siamo dalla parte degli antifascisti e delle antifasciste che tra il 9 e l’11 febbraio dell’anno scorso hanno provato a interrompere la liturgia commemorativa del “Giorno dell’Onore” a Budapest.

A fianco a Ilaria, Maja, Tobias, Gabriele e altr* compagn*, e contro il pugno duro della repressione che oggi si abbatte su di loro, e quindi su tuttx noi.
Nell’ambito di una sempre più fitta collaborazione tra Stati e polizie europee, il tentativo degli inquirenti è quello di collegare le azioni avvenute in Ungheria ad un ben più ampio procedimento aperto in Germania a partire dal 2018: la cosiddetta inchiesta “AntifaOst” che vede imputati numerosi compagni e compagne tedesche accusate di aggressioni ai danni di esponenti di spicco del mondo neonazista tedesco.

Ci teniamo a porre l’attenzione sui compagni e compagne coinvolte nell’operazione appena descritta e in particolare su Gabriele, il quale ha l’udienza per l’estradizione il 13 febbraio.

-Siamo coloro che della storia non dimenticano l’orrore dei lager, al cui interno furono massacrati e umiliati ebrei, persone di origine Rom, omosessuali, dissidenti politici e persone affette da sofferenza psichica, ma anche coloro che da sempre sono al fianco della lotta di liberazione palestinese contro lo stato sionista di Israele, intrinsecamente colonizzatore e razzista.

Quello che accade in Palestina comincia qui con la cooperazione bellica dell’esercito e gli affari di Leonardo, con i saccheggi di Eni nel mediterraneo e con la repressione di chiunque si esprima contro il genocidio in corso.

Caso esemplare, la situazione di Seif, per il quale vorrebbero togliere lo stato di rifugiato politico solamente per aver espresso sulla propria pagina Instagram un post in solidarietà con la resistenza palestinese.

-Siamo gli/le stess* che sono a fianco delle lotte delle persone immigrate che abitano i nostri quartieri e/o che lavorano nelle campagne, delle persone in carcere, di chi è sfruttat*, esclus* e post* sempre più ai margini di questa società, destinata ad un futuro in cui una larghissima parte della popolazione verrà ritenuta e trattata come merce in eccedenza.

-Siamo a fianco di Juan, il quale è stato dichiarato, il 26 gennaio u.s. dalla Corte di Cassazione, definitivamente responsabile di un’azione esplosiva, alla sede della Lega di Villorba (TV) con una sentenza a 14 anni di pena. L’iniziale capo d’imputazione era quello di strage nonostante non ci fosse stata nessuna persona lesa ma poi, nel corso del processo, il pubblico ministero ha derubricato il capo di imputazione con “attentato con aggravante di terrorismo”, chiedendo però la condanna esemplare a 28 anni, scesa a 14 nel grado di appello.

Questo processo è iniziato con un’accusa di strage politica, cioè lo stesso capo d’imputazione per cui sono stati condannati il compagno Alfredo Cospito e la compagna Anna Beniamino.
Quella stessa Lega che per anni ha alimentato l’odio populista nei confronti delle persone immigrate.

Decreti su decreti, proposti e attuati dagli esaltati livorosi razzisti esponenti di quel partito, e non solo, volti a reprimere l’immigrazione e tutte le lotte. Ricordando inoltre che il suo leader Salvini, attuale Ministro delle Infrastrutture, ha chiamato una manifestazione a Milano in solidarietà ad
Israele, il 5 novembre dello scorso anno, al grido di “Fascista chi è contro Israele”.

Questo 10 febbraio vogliamo porci dalla parte di chi lotta, di chi non ci sta, di chi non vuole stare a guardare o, peggio, voltare altrove lo sguardo, rassegnat* e inerme di fronte all’orrore quotidiano di cui è pregna questa fase storica.

Dalla parte di chi, giorno dopo giorno, sabota, inceppa, rallenta o resiste alle barbarie del presente.

Ci vediamo sabato 10 Febbraio alle ore 14 a Piazza Sassari, nei pressi dell’ambasciata ungherese, per raggiungere insieme il corteo della Palestina.

Assemblea di solidarietà e lotta