11° Discamping – Contro discariche, inceneritori, bio metano e politche industrialiste dei rifiuti

11° Discamping – Contro discariche, inceneritori, bio metano e politche industrialiste dei rifiuti

A distanza di 23 anni dalla prima nostra denuncia dei danni provocati dalla discarica di Roncigliano facciamo ancora i conti con esalazioni pestilenziali, inquinamento delle falde e abbancamento di qualunque tipo di rifiuto, benché sottoposto a trattamento “preliminare” di TMB, TBM, TM.
Dopo 5 anni di fermo, la discarica ha ingoiato quasi 100.000T di rifiuti tra il 2 agosto 2021 e l’11 marzo del 2022 e poi ancora 30.000 tra luglio e agosto appena trascorsi.
Al nostro pallottoliere abbiamo largamente superato le 450.000T autorizzate dalla VIA del 2009, ma nessuno, Area Rifiuti della regione, comune di Albano, meno che mai Area Metropolitana e comune di Roma, riesce a produrre una misura che contrasti la fantasmagorica previsione di Ecoambiente che dà ancora disponibili al marzo scorso, 159.000 metri cubi .
Con la seconda ordinanza, Gualtieri arriva a sversare anche rifiuti provenienti dalla RIDA di Aprilia con un nuovo codice CER e il disastro cresce.
Oggi gli sversamenti avvengono a 4,5 metri sopra il piano di campagna e Ecoambiente, “sotto lo sguardo vigile” dei commissari antimafia si prepara a salire al 2° piano.
È ovvio che non si può aspettare il 15 novembre, scadenza della Gualtieri 2.
A rendere più amena la situazione la nuova amministrazione di destra non fa partire il cantiere delle fogne e ha tentato perfino di togliere l’acqua con le cisterne mentre ventila ritorsioni contro gli abitanti “irrequieti” dei villaggi.

NEL FRATTEMPO GUALTIERI HA PORTATO A “VAS” IL SUO PIANO COMUNALE DEI RIFIUTI. SI CONFERMA IL GRANDE INCENERITORE A S. PALOMBA, LA DISCARICA DI SERVIZIO E I GRANDI BIOMETANO A ROMA NORD. Tutto è stato portato a VAS senza nulla dire sulle specifiche industriali dell’inceneritore, sulla natura e le quantità delle emissioni, sui consumi d’acqua, rimane ignoto quindi su cosa dovrebbe essere svolta la “valutazione ambientale”, la novità invece è che si farà a meno del pretrattamento”, quindi il rifiuto andrà direttamente dal cassonetto all’inceneritore, un combustibile” con ridotta capacità calorica, fortemente disomogeneo che condanna l’impianto a un deperimento precoce.
Analoghe considerazioni si possono fare per i biodigestori anaerobici, largamente finanziati dal PNRR rispondono esclusivamente a un piano di avvelenamento nazionale di terreni, colture e allevamenti.

NESSUNO CI SALVERA’ DA QUESTI PREDATORI SE NON LA NOSTRA CAPACITA’ DI LOTTA, DI OPPOSIZIONE, DI CONTINUITA’ DI INZIATIVA.

Coordinamento contro l’inceneritore di Albano
Presidio permanente contro la discarica

L38Squat è sotto sgombero

L38Squat è sotto sgombero

la riqualificazione è potere, l’autogestione è possibilità

Sono anni che si susseguono notizie riguardo un mega progetto di riqualificazione che riguarda il quartiere Laurentino 38. Ora i soldi ci sono e l’urgenza attuativa è data dalla campagna elettorale.
Che il quartiere, abbandonato da decenni, sia ormai “fuori posto” è evidente a chiunque conosca questo quadrante. Basta guardarsi intorno e “i ponti” sono un corridoio di esclusione tra un centro commerciale e l’altro, con una città che si espande e spinge lontano chi non può permettersela.
Siamo ottima manodopera per i poli commerciali ma sempre più in ginocchio per il carovita.

Chiariamo da subito che L38Squat non ha alcun accordo per il ricollocamento del centro sociale, come dichiarato dalla regione a romatoday in un articolo del 18 agosto.
Qui stiamo e qui restiamo per diverse ragioni.
31 anni di occupazione significano l’autocostruzione di ogni singolo centimetro in base alle necessità, ai desideri e alle passioni di chi, da tutto il mondo, ha attraversato il sesto ponte.
Per portare via 31 anni di autogestione ci metteremmo circa 31 anni a smontare tutto.
Occupare una buona porzione del sesto ponte per noi ha significato prendersi cura di tutto lo stabile, con i nostri sforzi, con l’assenza dell’IACP e dell’Ater dopo e in comune accordo con le altre realtà presenti. Ogni problema ci è costato mesi di fatiche, confronti, iniziative per raccogliere i fondi e la materialità dei lavori.
Non ci siamo mai considerati proprietari. Qui ci si prende cura dello spazio per darci la possibilità di vivere meglio di come previsto dal sistema di sfruttamento e per lasciare questa stessa possibilità al prossimo.
Noi abbiamo scelto di non essere proprietari ma l’Ater non può reclamare alcuna appartenenza vista l’incuria e la sua sete di affari.


I progetti di giovani architetti che chiamano co-housing con book corner, residenze universitarie o case per single i modelli abitativi di una società atomizzata e violenta, schiacciata dal profitto e dalla miseria, ci fanno tremare i polsi.
In quartiere ci sono persone sole, in un sistema sociale dove devi avere una famiglia a tutti i costi per raccogliere due soldi per campare. Chi sarebbero questi “single”? Non stiamo mica tra gli artisti del Pigneto o nella super cool Porta Venezia a Milano…
Il progetto di Ater e regione non cambierà la condizione di emarginazione e povertà.

Abitare insieme per noi significa darci una mano e darla anche a chi non conosciamo.
Avere una biblioteca autogestita significa avere migliaia di testi a disposizione che fanno parte della nostra storia. Non l’editoria usa e getta ma proprio testi irrinunciabili.
Attivare una palestra per noi ha significato prendersi cura l’un l’altrə, avere come obiettivo la salute e mai la competizione e il machismo.
Ci prenderemo altro spazio per raccontare chi siamo e cos’è quest’occupazione ma ci preme sottolineare che non si tratta di mura e che non c’è alcuna neutralità in tutto quello che c’è dentro. Queste possibilità, per tutti/e e gratuite, non sono sostituibili.

Conosciamo bene la condizione abitativa in quartiere, come abbiamo già detto e dimostrato, vogliamo una casa per tutte e tutti e resteremo al sesto ponte, al centro del quartiere Laurentino 38.
Qui continueremo a stare al fianco di chiunque ha a che fare con la repressione o con la dilagante miseria e vuole affrontare i problemi insieme.
Se vogliono iniziare un progetto che dovrebbe “regalare grande prestigio al quartiere” attaccando noi per primi ci troveranno pronti a difendere, non solo la storia, ma un futuro insieme.

Occupanti del sesto ponte – L38Squat

Qui di seguito alcuni articoli di giornale che parlano del suddetto progetto di riqualificazione:
     https://www.ilfaroonline.it/2021/11/11/laurentino-38-presentato-il-progetto-ater-da-oltre-7-milioni-per-56-nuovi-alloggi/446431/
     
     https://www.romatoday.it/zone/eur/laurentino/riqualificazione-ponti-laurentino-56-alloggi-come-saranno.html
     
  https://urloweb.com/municipi/municipio-ix/laurentino-38-progetti-e-iniziative-per-rilanciare-vivibilita-e-socialita-del-quartiere/
  
   https://ilcaffe.tv/articolo/66951/la-riqualificazione-del-laurentino-38-passa-dal-cohousing

 

L38 SQUAT BAJO AMENAZA DE DESALOJO

La remodelación es el poder, la autogestión es lo posible

Hace ya muchos años que venimos escuchando rumores alrededor de un mega-proyecto de remodelación de nuestro barrio Laurentino 38 en el sur de Roma (Italia), pero esta vez llegó el dinero y se les hizo urgente el proyecto por la agenda marcada por las campañas electorales.

Cualquiera que conoce esta zona de Roma sabe que este barrio, abandonado por las instituciones desde hace décadas, es algo “afuera de lugar”; los así llamados “Puentes” son corredores de exclusión entre un polo comercial y otro, en una ciudad que se expande continuamente empujando cada vez más lejos a sus habitantes más pobres. Para ellos sólo somos óptima mano de obra para sus polos comerciales, mientras sobrevivimos arrodillados por la imparable inflación.

Dejamos muy claro desde el principio que L38SQUAT (centro social tomado desde el 1992 por jóvenes del barrio y no sólo) no ha negociado ninguna reubicación, tal y como mencionado en el periódico Roma Today el día 18 de agosto. Aquí estamos y aquí quedamos, por muchas razones.
31 años de ocupación significan que cada centímetro de este centro social ha sido auto-construido en base a las necesidades y pasiones de quienes, desde todo el mundo, han vivido nuestro espacio. Para llevarnos 31 años de autogestión, necesitaríamos otros 31 años para desarmar todo. De hecho ocupar una buena porción del Sexto Puente ha significado cuidar el espacio, con nuestros esfuerzos y de común acuerdo con otras realidades presentes, a pesar de la ausencia del IACP primero y del ATER después (Institutos Públicos por la Vivienda Popular, ndt). Cada problema nos ha costado meses de reuniones, discusiones, eventos de recolección de fondos y, a parte, el esfuerzo de los trabajos físicos de remodelación. Nunca nos hemos considerados propietarios de estos inmuebles, acá se cuida el edificio para darnos la posibilidad de vivir mejor de como prevé el sistema de explotación y para dejar este espacio en mejores condiciones al prójimo. Nosostr@s escogimos no ser propietarios pero el ATER no tiene derecho alguno a reclamar el espacio, quedando manifiesto su abandono durante años y su sed de negocios ahora.

Los proyectos de los jóvenes arquitectos que nos remplazarían se llaman co-housing con book corner, residencias universitarias o departamentos para single, modelos habitacionales de una sociedad atomizadora y violenta. Todo eso nos hace temblar las manos de coraje: en el barrio hay muchas personas solas, en un sistema social en donde tienes que juntarte en parejas para reunir los dos sueldos para sobrevivir: ¿Quiénes serían estos single? Acá no estamos en los barrios de los artistas del Pigneto o de la “cool” Porta Venezia de Milán. El proyecto de remodelación del ATER no cambiará las condiciones de marginación y de pobreza de Laurentino 38.
Vivir juntos para nosotros significa ayudarnos y ayudar también a quien no conocemos. Tener una biblioteca autogestionada significa tener miles de textos a disposición que son parte de nuestra historia… y no las editoriales consume y tira sino textos realmente imprescindibles. Activar un gimnasio significa para nosotros cuidarnos, cuidar nuestra salud y no para competir, nunca significó machismo. Nos tomaremos más espacio en otro comunicado para contarnos pero que quede claro que no se trata de cuatro paredes sustituibles, que no hay neutralidad en todo lo que hay aquí, que estos espacios y posibilidades son gratuitas y para tod@s.

Conocemos muy bien el drama de las condiciones de las viviendas en el barrio, como hemos ya dicho y demostrado, exigimos casa para todas y todos y a la vez nos vamos a quedar aquí en el corazón del barrio Laurentino 38. Acá seguiremos al lado de quienes sufren la represión y la difusa miseria y quieren enfrentar los problemas juntos.
Si quieren empezar un proyecto que debería “regalar gran prestigio a la zona” atacándonos, nos encontrarán listas y listos para defender no sólo nuestra historia, sino nuestro futuro.

L@s okupas del Sexto Puente / L38SQUAT

Casa per tutte e tutti, L38Squat non si tocca!

Casa per tutte e tutti, L38Squat non si tocca!

Quando il centro commerciale Maximo ha aperto in pompa magna, non si è risparmiato il clamore su chi si sarebbe ammassato per gli acquisti e le contraddizioni che avrebbe creato con la crisi sanitaria in corso.

Consumata la notizia tutto è tornato nel silenzio.

Cosa accade in un quartiere popolare schiacciato tra due centri commerciali?

Come nel caso di Euroma2, ogni progetto legato al profitto comporta una trasformazione radicale del territorio: si percepisce il problema della mobilità, in una metropoli che deve garantire i flussi di merci e denaro, ma è necessario domandarsi da dove proviene la manodopera sfruttata nei poli di commercio e che vita viene assegnata.

Come Euroma2 anche Maximo è frutto di una generosa concessione dei patrimoni pubblici attraverso quella che hanno chiamata più volte “riqualificazione”.

Con lo sgombero delle persone occupanti dai ponti IX, X, ed XI e la successiva demolizione degli stessi, Ater, Municipio e Regione hanno dimostrato la loro totale sudditanza alla speculazione regalando letteralmente cubature pubbliche (ben tre volte tanto) per realizzare queste cattedrali di cemento private.

In questo caso, ancora una volta, l’Ater propone, con un investimento di 7milioni700mila euro tra fondi europei e della regione Lazio, un progetto di “restaurazione” di V e VI ponte, assegnando alloggi provvisori e poi definitivi a 53 nuclei censiti tra gli attuali abitanti delle due strutture.

Esclusione ed inclusione vanno di pari passo, altrimenti non esisterebbero neanche nel linguaggio.

Il progetto di riqualificazione in corso riguarda anche lo spazio occupato da L38Squat – ovvero una grande porzione del VI ponte.  Architetti/e varie si sono divertiti/e a chiamare sfacciatamente cohousing, con biblioteca, spazi in comune, studenti e categorie vulnerabili, la cubatura occupata da 31 anni da compagnx per vivere collettivamente, organizzarsi, desiderare, lottare e autogestire.

Per noi che la casa venga assegnata a chi vive in quartiere anche da 30 anni tra muri di gesso e muffa, è assolutamente un processo da affiancare per fare in modo che nessuno resti solo/a. Festeggiamo per ogni CASA assegnata e il sorriso di chi vede la luce in fondo al tunnel ci scalda il cuore. Ovviamente non auguriamo a nessunx un così lungo calvario.

In questi due anni abbiamo visto l’esercito accompagnare la consegna di pacchi alimentari inondando il quartiere di tricolori; famiglie affollate in case misere e sovraesposte al contagio, giovani obbligati a seguire la formazione scolastica da casa senza avere alcuna tecnologia a disposizione, anziani e disabili abbandonati in palazzi senza ascensori, accompagno o servizi di sussidio alcuno… Una lunga lista di atrocità che denunciamo puntualmente da anni, acuite dalla crisi pandemica, che abbiamo conosciuto da un punto di vista privilegiato, quello di chi può affrontare ogni difficoltà con la forza della collettività.

In quei centri commerciali trovano impiego molte persone del quartiere con stipendi da fame e mansioni senza prospettiva, lavori di pulizie notturne o in cooperative che gestiscono la logistica ma il prodotto è solo esclusione e miseria.

Che futuro c’è in una casa assegnata senza soldi per campare?

Che scelta può fare per costruirsi una vita autonoma, se non occupare una casa, chi vive fino all’adolescenza in occupazione per poi vedere una casa assegnata ai propri genitori ormai anziani? In questo paese se non fosse per le occupazioni, le uniche altre forme di spazi socioculturali rimarrebbero le carceri, i manicomi ed i centri di espulsione, questo è il quadro reale della situazione che ci circonda.

In tutto questo L38Squat resta della sua solita posizione: l’occupazione non si tocca, case per tutte e tutti.

Saremo in piazza sabato 29 gennaio, senza ipocrisia, dalla parte di chi lotta senza compromessi contro un sistema mortifero e violento.

Abbiamo troppo da difendere ma non ci vedrete mai strizzare l’occhio al politico di turno per vivere comodi.

L38Squat, per una vita libera insieme

Il Molino di Lugano è stato sgomberato e demolito, lunga vita al Molino!

Massima solidarietà ax compas di Lugano che in questi giorni lottano e resistono dopo lo sgombero e la demolizione del CSA Molino.
Il 29 Maggio, dopo un corteo in difesa dell’autogestione e contro il profitto e la gentrificazione, alcuni compagni e compagne hanno occupato un altro stabile abbandonato per denunciare la speculazione edilizia. La polizia ha circondato il posto appena occupato, tenendo dentro compagni e compagne mentre contemporaneamente ha iniziato lo sgombero del Molino. Questo attacco è stato affiancato dalla presenza di fascisti in strada, accorsi per dare man forte alla polizia. Successivamente, durante tutta la notte, le autorità Luganesi hanno demolito lo stabile, la vendetta per aver messo in discussione i progetti del cantone è compiuta (.

CSA Il Molino - Lugano
CSA Il Molino – Lugano

Noi di L38Squat abbiamo attraversato il Molino tante, tantissime volte. Uno spazio ed un collettivo che ci ha accolto ed ospitato facendoci sentire sempre parte della loro comunità. Negli anni siamo capitati al Molino in diverse occasioni, sin da quando lo spazio era nel bosco fuori Lugano, come nel caso delle iniziative portate avanti assieme  per far conoscere e crescere la solidarietà con le comunità zapatiste, la partecipazione alle mobilitazioni antimilitariste mentre sflilavano i carri dell’esercito in città, oppure ancora, nelle varie manifestazioni contro il World Economic Forum di Davos che ci hanno visto presenti per diversi anni o i viaggi fatti insieme in Palestina per incontrare chi lotta ogni giorno contro il colonialismo sionista.

Il Molino quando era fuori Lugano
Il Molino quando era fuori Lugano

Davos
Wipe Out Wef – Davos

Compas, vi ricordate quando a Davos abbiamo fatto un corteo camminando all’indietro? Ecco, prendiamola come una rincorsa per continuare a scagliarci contro i potenti della terra.
Ci siamo, ci saremo.
Amore e rabbia
L38 Squat